Il terzo è Davide Faraone, venuto al nostro forum pubblicato il 22 maggio 2014, renziano ante litteram, che intenderebbe portare in Sicilia il renzismo, e cioè l’azione del fare.
A guardar bene il renzismo nazionale ha difficoltà a fare, mentre è ricco di annuncite.
Se il giovane presidente del Consiglio avesse realizzato, in questi due anni, la metà delle cose annunciate, l’Italia sarebbe cresciuta ben più dello 0,8 per cento. Tuttavia, dobbiamo sottolineare, fra le cose fatte, la riforma costituzionale, che sarà soggetta all’approvazione del popolo nel referendum del prossimo ottobre e la riforma della legge elettorale, chiamata Italicum, che potrà essere utilizzata a due condizioni: che la riforma costituzionale venga confermata dal popolo; e che arrivi il prossimo luglio, perché è da quel mese che la legge entrerà in vigore.
Ma torniamo alla nostra Isola. A nostro avviso, nonostante l’ottima azione del bravo Crocetta, riteniamo che non abbia alcuna possibilità di essere rieletto, perché non ha una base elettorale propria, perché i siciliani sono ingrati e non gli riconoscono le qualità che indubbiamente ha e perché il Partito democratico siciliano è in stato confusionale, con profonde spaccature anche trasversali nelle nove province geografiche.
E veniamo a Cancelleri e al Movimento Cinque Stelle che rappresenta. Esso è la novità contro il sistema dei tradizionali partiti e di una Classe politica degenerata, che ha ridotto in mutande i siciliani.
Si tratterebbe della ripetizione della precedente candidatura del 2012. Ma questa volta con notevole probabilità di successo, perché se è vero che Crocetta è stato eletto dal 15 per cento dei voti degli aventi diritto, non si vede perché Cancelleri non possa essere eletto con il 16 per cento.
Nelle prossime elezioni giocheranno due fattori: gli astensionisti, oltre metà dell’elettorato, e la capacità della Classe dirigente di schierarsi non a favore di questo o quel candidato, bensì a favore del programma più credibile e più realizzabile, che abbia al centro la ripresa economica e la creazione di nuova occupazione.
Un programma che tagli senza tentennamenti i privilegi delle classi politica e burocratica, e di quella parte deleteria di imprenditori e sindacalisti che inzuppano il pane nel brodo del clientelismo.
Ma c’è una questione più importante: la riforma della legge per l’elezione del presidente della Regione, da uno a due turni: ci ritorneremo.