Catania – Amt in grave crisi finanziaria

CATANIA – Peggiora, anziché migliorare, la situazione del trasporto pubblico a Catania. Negli ultimi giorni, a causa della grave crisi economica e finanziaria dell’Amt, l’azienda metropolitana trasporti, che vanta crediti milionari da Comune e Regione, gli autobus in circolazione sono meno della metà, con conseguenti disagi per gli utenti, costretti ad attese interminabili. Alla base della diminuzione dei mezzi, e dei conseguenti ritardi, la scelta degli autisti di non far circolare vetture non in perfetto stato, in modo da evidenziare come l’assenza di interventi a sostegno della società di trasporti abbia risvolti negativi sulla sicurezza, oltre che sulla qualità del servizio.
Che, stando ad alcuni, sarebbe finito da tempo. È il caso dell’eurodeputato Salvo Pogliese che, in una nota chiede alle due istituzioni coinvolte di fare di tutto affinché la cittadinanza non venga penalizzata. “La grave situazione dell’Amt – afferma l’europarlamentare catanese – ora rischia, oltre di paralizzare il traffico cittadino, di essere pagata dai lavoratori dell’azienda trasporti con lo spettro di licenziamenti e messa in cassa integrazione”.
La richiesta dell’europarlamentare è che Comune e Regione paghino i debiti – che ammontano complessivamente a circa 60 milioni – verso l’azienda, ma la situazione finanziaria delle due istituzioni rende difficile il concretizzarsi di questa richiesta.
Sullo sfondo, infatti, il cosiddetto “piano B” dell’amministrazione comunale che scatterebbe nel caso in cui con la Regione non si arrivasse a un accordo per quanto riguarda la transazione di un debito pregresso che porterebbe nelle casse dell’azienda tra gli 8 e i 10 milioni.
Una possibilità confermata dall’assessore alle Partecipate del Comune di Catania, Giuseppe Girlando che, dopo aver partecipato a un incontro in azienda, ha previsto due possibilità per salvare l’Amt: stilare un piano di risanamento o, in caso da Palermo non arrivassero, intervenire sul  personale. “Il bilancio va riequilibrato – ha detto – e senza quei soldi non si può fare altro che proporre ai lavoratori la cassa integrazione”.
Opzione respinta dai sindacati. “Siamo stanchi di assistere a questo “scaricabarile di responsabilità” – afferma Giuseppe Cottone, della Fst – Confsal – siamo di fronte alla paradossale situazione in cui il Socio Unico, tirando in gioco le inadempienze della Regione, mette in campo 150 esuberi e la paventata possibilità di cassa integrazione, contratti di solidarietà ecc, mentre dal canto suo, deve esborsare oltre venti milioni di euro”.