Lo strepito più alto che sentiamo, con riferimento alla lunghezza dei processi, è che non vi sono risorse. Questo è parzialmente vero. La verità maggiore è che la procedura non è diritta come un rettilineo, ma oscilla come una sinusoide. Essa è cosparsa di moltissime e inutili fermate, che consentono a chiunque abbia interesse di rallentare il convoglio che, fra la prima e l’ultima udienza, dovrebbe marciare a tappe predeterminate.
Ecco che cosa manca al processo medesimo: il cronoprogramma. Vale a dire quello strumento che stabilisca con precisione tutti i tempi che intercorrono fra l’inizio e la fine e, senza consentire ad alcuno azioni dilatorie, sancisca con responsabilità personali tutti i tentativi di allungamento.
Certo, le cancellerie dichiarano carenza di personale. Ma dov’è il Piano industriale o Piano organizzativo per la produzione dei servizi (Pops) che abbia determinato quali e quante figure professionali servano per unità di servizio? Questo è il buco più grosso.
Dunque, è il cronoprogramma della procedura il nocciolo della questione. Ma di esso non vi è alcun accenno nel Ddl sul processo breve. Ecco che cosa fa sospettare che, non essendo una vera soluzione per i difetti che esistono, si ritiene che esso serva solo a Berlusconi. E questo è male, perché con questi espedienti i suoi avvocati difensori stanno affossando il premier, il quale ancora miracolosamente ha consenso ma, continuando a commettere errori di comunicazione e di comportamenti, andrà via via perdendo il suo appeal. Il tentativo di mandare tutto all’aria dev’essere passato più volte nella mente del Cavaliere, che si sente tradito da tante persone a lui vicine e, soprattutto, vulnerabile da questi due processi le cui sentenze, è inutile nasconderlo, sono di fatto già scritte.
La situazione istituzionale è difficile ma, dal punto di vista democratico, è un vero peccato che una maggioranza così ampia, come mai ha avuto il Parlamento italiano, ad inizio legislatura non faccia quelle riforme essenziali e incisive che sono nel suo programma e che rimetterebbero in navigazione il vascello-Italia.
Tutti si aspettano il colpo d’ala, anche brutale, perché non sopportano questo parlare a vuoto.