Eolico, tempo scaduto per la Regione

PALERMO – L’agenda della Regione è piena di date da rispettare e puntualmente mancate. Lo scorso maggio è scaduto il termine ultimo per la presentazione della “cartografia delle aree non idonee” all’installazione degli impianti a partire da 20 kW. Adesso, stando a quanto stabilito da due ordinanze del Consiglio di giustizia amministrativa, la Regione dovrà riaprire le Conferenze di servizi che aveva congelato a gennaio.
La storia del duello tra Regione e impianti eolici è lunga e attraversa almeno tre presidenti e gli ultimi quindici anni. L’avvio dell’ultimo atto si è consumato lo scorso novembre quando la Legge regionale 29/2015 (Norme in materia di tutela delle aree caratterizzate da vulnerabilità ambientale e valenze ambientali e paesaggistiche) aveva previsto, entro i 180 giorni dall’entrata in vigore, un decreto per stabilire “le aree non idonee alla realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica di potenza superiore a 20 Kw”. Un paio di mesi dopo il provvedimento aveva ottenuto il via libera da parte del dipartimento per gli Affari regionali della presidenza del Consiglio dei ministri, mentre a fine gennaio un decreto dirigenziale aveva specificato la presenza di una commissione per arrivare alla definizione su carta delle aree non idonee addirittura per il mese di aprile. E in tal senso decretava la sospensione di tutte le conferenze di servizi per 42 impianti eolici.
Poi l’accelerazione: a metà aprile due ordinanze del Consiglio di giustizia amministrativa, relative ai ricorsi di due società, la Vrg Wind e la E.On Climate & Renewables Italia, avevano certificato che la Regione alla fine di maggio avrebbe dovuto riprendere comunque le conferenze, indipendentemente dalla presenza della cartografia delle aree non idonee. Il Cga, infatti, riportava  che “anche ad ammettere che la normativa regionale abbia inteso disporre (o comunque possa fondare) la sospensione dei procedimenti in corso, una lettura ragionevole e –quindi– restrittiva di tale normativa, idonea a scongiurarne o almeno ridurne il contrasto con i parametri evocati da parte ricorrente, impone di limitare gli effetti della sospensione procedurale impugnata entro il tempo stimato come congruo dallo stesso legislatore regionale per l’adozione del decreto attuativo di individuazione delle ‘aree non idonee’”. La sospensione dei lavori, compatibilmente con la legge regionale di riferimento, è stata quindi circoscritta ai 180 giorni previsti, quindi fino al 27 maggio.
In quell’occasione anche Alberto Tinnirello, responsabile del servizio “Autorizzazioni e concessioni” del dipartimento regionale Energia, sentito dal QdS, aveva ammesso che “bisognerà dare seguito alle conferenze di servizi” anche “se non riusciremo a rispettare i 180 giorni di tempo”.
Il risultato, pertanto, appare ovvio: la Regione dovrà riaprire le Conferenze. A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi, il M5S che ha diffuso una lunga nota sull’argomento: “L’inerzia degli organi competenti potrebbe determinare non poca confusione sia negli operatori di settore sia negli stessi uffici tecnici. Infatti, i procedimenti di realizzazione di nuovi impianti, non ancora definiti alla data di entrata in vigore della legge, rimanevano sospesi fino alla scadenza dei 180 giorni”. Insomma, adesso “potrebbero essere rilasciate autorizzazioni alla costruzione di grossi impianti in zone che avrebbero potuto o dovuto essere considerate non idonee”.