In questo primo turno di elezioni comunali va registrata la disaffezione del 38% degli aventi diritto al voto, che non sono andati alle urne. Ma non è questo che conta: conta che dal 62% dei votanti, è pervenuta una sorta di disgusto per gli apparati di centro, di destra e di sinistra, ed un’indicazione precisa verso un unico movimento fresco fatto di giovani, anche impreparati ed incompetenti, ma che hanno portato una ventata di novità nelle istituzioni.
Nei pochi minuti in cui ho scambiato poche frasi con Matteo Renzi, nei giardini del Quirinale, ho avvertito una sua preoccupazione per questa disaffezione. Poi, però, mi sono ricordato che egli ha messo in campo, annunziandola, l’intenzione di un’iniziativa salutare: fare approvare dalla sua maggioranza una legge con la quale i parlamentari, i consiglieri regionali e comunali, non possano prolungare la loro attività oltre due mandati, così come avviene per l’incarico di sindaco e, come accade a livello internazionale, per il Presidente degli Stati Uniti.
Questa legge, se approvata, darebbe un taglio netto al professionismo della politica e consentirebbe un rinnovamento normale ogni due mandati, cioè ogni dieci anni.
I partiti non hanno avuto la faccia di presentarsi nelle città con i propri simboli, ma si sono nascosti e camuffati dietro liste civiche. Infatti, Fi ha presentato il suo simbolo solo nel 6% delle liste e il Pd in meno del 15%. Insomma, quasi tutti si vergognano di mettere la faccia per evitare gli sputi dei cittadini, vessati e torchiati da inique tasse ed imposte cui corrispondono servizi pessimi. Ma in compenso, un’estesa corruzione, privilegi di burocrati e politici da quattro soldi, sono presenti in maniera ormai insopportabile.
Ecco perché salutiamo con favore l’emergere della nuova classe dirigente pentastellata, anche se la siciliana non ha lo stesso livello di qualità di quella nazionale, perché si nasconde, perché non viene sui giornali, perché non spiega ai siciliani qual è il suo progetto politico per le elezioni 2017.
Aspettiamo ancora Giancarlo Cancelleri che ci venga a dire della sua misteriosa attività all’Ars, di cui nessuno sa niente e quali siano le azioni del suo gruppo in seno a quella istituzione per tagliare privilegi di un’Assemblea regionale che continua a costare, udite udite, 155 milioni, mentre il Consiglio regionale della Lombardia costa la metà.
Però non disperiamo: Cancelleri non sia timido; faccia come i suoi colleghi romani; porti all’opinione pubblica siciliana il suo progetto.