Messina – Emergenza rifiuti, tempi stretti e nuove politiche di smaltimento

MESSINA – L’ordinanza sui rifiuti del Governo regionale costringe al rispetto di una severa tempistica così si dovrà fare in 15 giorni quello che si attende da mesi. È ottimista l’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua che confida nella perentorietà dei termini imposti per abbattere qualche ostacolo che appare all’orizzonte sull’approvazione in Consiglio del Piano Aro ma soprattutto della delibera che sancisce il passaggio di Messinambiente ad Amam. Più realisti il liquidatore della partecipata Giovanni Calabrò e il direttore tecnico Roberto Lisi che ritengono che non ci siano i tempi tecnici per ratificare la costituzione di un’unica società che gestisca acqua e rifiuti visto che il relativo atto è ancora all’esame dei Revisori dei Conti che non hanno ancora dato il necessario parere perché possa approdare in Consiglio.
Il 30 giugno inoltre scade l’ultima autorizzazione concessa dal sindaco Renato Accorinti a Messinambiente per continuare il servizio, ordinanza che non può più essere rinnovata.
L’alternativa potrebbe essere un contratto di servizio ma significherebbe per l’Amministrazione rinviare ancora la possibilità di avere una gestione risanata e la chiusura di una società che produce debiti a fronte di un servizio costantemente soffocato dalle emergenze.
Sono bastate infatti 24 ore di chiusura della discarica di Motta Sant’Anastasia per mettere di nuovo in ginocchio la città tanto che ci vorranno circa quattro giorni per ripulire le strade dai cumuli di rifiuti che si sono formati. Potrebbe essere più semplice approvare il Piano Aro che giace in Commissione consiliare da due mesi con parere favorevole della Regione ma anche dei revisori dei Conti.
Il documento progetta il modello messinese di gestione rifiuti per i prossimi nove anni attraverso previsione di costi, strategie e impiantistica.
Secondo le prescrizioni regionali il piano comunale, che deve essere a Palermo entro qualche settimana, deve includere tra l’altro l’implementazione della raccolta differenziata con un incremento di almeno 3 punti percentuali entro il 30 agosto e di ulteriori 3 punti entro il 30 novembre.
La città peloritana è in questo momento al 13%, ben lontana dall’irraggiungibile 60% ma nel 2014 si era al 7% quindi se l’incremento richiesto è rispetto a questo dato non ci dovrebbero essere ulteriori sanzioni.
Il punto però è che tutti gli sforzi verso l’aumento della raccolta differenziata, compreso il porta a porta che dovrebbe essere avviato in alcuni quartieri tra una decina di giorni e per il quale sono pronti 35 nuovi mezzi, rischiano di essere vanificati dalla mancanza di impianti di trattamento. Inevitabile il riferimento al caso paradossale dell’ impianto di selezione e valorizzazione delle frazioni secche dei rifiuti  realizzato in contrada Pace dall’Ato3 con risorse della comunità europea, circa otto milioni di euro, ma che resta rigorosamente chiuso.
Una struttura all’avanguardia collaudata ad ottobre del 2014 e inaugurata con grande enfasi, ma che non è mai passata in gestione a Messinambiente com’è successo per altre attrezzature. Eppure l’impianto potrebbe non solo snellire il ciclo del trattamento dei rifiuti cittadini ma essere utilizzato dai comuni limitrofi che in questo momento sono costretti a utilizzare impianti di altre province sostenendo costi enormi, e fare entrare così risorse nelle casse della partecipata.
Un mese fa l’assessore Ialacqua ha inviato una lettera agli uffici regionali competenti per chiedere un intervento per l’attivazione immediata ma pare che l’impianto di Pace sia tenuto quasi “in ostaggio” dall’Ato3, società in liquidazione con 52 dipendenti dal futuro occupazionale non ancora definito.
In realtà gli operatori dovrebbero passare nella nuova Amam e nel frattempo Mesinambiente aveva chiesto di utilizzarli direttamente per la cura del verde, invece solo poche unità, per contratto, sono impiegate in tal senso, gli altri non si sa bene quale mansione abbiano pur percependo uno stipendio.