Catania – Cara di Mineo, presunta truffa sulle presenze dei migranti

CATANIA – La Polizia di Stato ha eseguito nella giornata di ieri perquisizioni, sequestri e notificato avvisi di garanzia a sei indagati dalla Procura di Caltagirone per una presunta truffa da un milione di euro nella contabilità sulle presenze di migranti nel Cara di Mineo. Le indagini della Squadra mobile e del Commissariato sono state avviate su risultanze dell’inchiesta Mafia Capitale, ma non riguarda il filone principale sulla gara complessiva, ritenuta illegittima dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, di cui è titolare la Procura di Catania.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, ipotizza, a vario titolo, i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, ai danni dello Stato e dell’Unione europea. Al centro delle indagini la contabilità relativa alle presenze giornaliere dei migranti ospiti del Cara di Mineo, finalizzata alla liquidazione delle somme spettanti al cosiddetto ‘ente gestore’: secondo la Procura di Caltagirone sarebbero stati rendicontati e corrisposti, dal 2012 al 2015, importi superiori a quelli dovuti, per un ammontare di circa un milione di euro.
Nel mirino della Procura sono finiti il direttore del Cara di Mineo, Sebastiano Maccarrone, il presidente e il consigliere delegato della cooperativa Sisifo, Salvo Calì e Roberto Roccuzzo, l’amministratore delegato della “Casa della solidarietà consorzio di cooperative sociali”, Cosimo Zurlo, il direttore generale del Consorzio calatino terre d’accoglienza, Giovanni Ferrera e una componente del vertice amministrativo del Cara, Andromaca Varsano.
Nel decreto della Procura si contesta “l’attestazione di false e reiterate richieste di rimborso per spese”, certificando, “contrariamente al vero”, la “presenza di migranti, in effetti assenti”.