PALERMO – Si è svolto nella cornice del Teatro Massimo, il 61° Congresso nazionale degli Ordini degli ingegneri d’Italia. Un ritorno dopo 62 anni, quando nel 1954 ospitò il 5° Congresso. Una scelta, quella del Consiglio nazionale, che non è solo frutto di semplice turnazione, ma che assume una forte connotazione simbolica. “Palermo è una città che tenta in ogni modo di emergere e di svegliarsi – ha affermato il presidente dell’Ordine di Palermo, Giovanni Margiotta – Il Teatro Massimo ne è il simbolo inequivocabile, quindi la scelta di riunirsi qui era quasi obbligata. Organizzare qui il Congresso ha una valenza simbolica perché sottolinea la volontà che ha Palermo di rinascere, ma anche una valenza sostanziale perché portare in città così tante persone ha anche un valore per l’economia del territorio”.
Quello attuale è un momento estremamente complicato per la categoria, che attraversa una crisi che ha investito tutte le professioni tecniche. “Mi pare ancora difficile parlare di risalita – ha proseguito – perché questa è legata agli investimenti pubblici nella progettazione o alla disponibilità economica degli investitori. Nel settore pubblico c’è una situazione incredibile che è un autentico processo vizioso, con le Pa che non hanno la disponibilità economica per fare progettazioni, poiché c’è l’obbligo di liquidità per farla. Così, per carenza di progetti, non si può concorrere ai finanziamenti europei. E non si intravede una via d’uscita. Prima, in un mondo che si riteneva sbagliato, ma che alla fine funzionava, gli incarichi erano fiduciari, senza l’attuale procedura delle gare, e non c’era bisogno di copertura finanziaria, così i professionisti rischiavano come veri imprenditori. Oggi ci si chiede di essere imprenditori senza che ci venga consentito di esserlo”.
Giuseppe Margiotta, presidente della Consulta regionale ha analizzato la situazione drammatica che si vive nell’Isola. “Se gli ingegneri stanno male in Italia in generale – ha dichiarato – in Sicilia le contingenze complessive non possono certamente favorirci. Quindi non solo si sta male, ma si vive questa interdeterminatezza da un lato normativa e dall’altro politica. In Sicilia abbiamo sempre un ritardo cronico nella predisposizione dei bandi, per cui la Pa accumula il proprio ritardo e lo riversa su tutta la filiera, quindi materialmente non si arriva alla fase progettuale. E anche quando arriva mancano le risorse o il tipo di strutturazione è insufficiente. Un tempo qui eravamo strutturati in studi medio-piccoli, mentre adesso per far fronte al tipo di progettualità che è richiesta, c’è la necessità di avere grandi studi, se non addirittura società di ingegneria. È essenzialmente un problema di risorse economiche”.
Per il presidente del Consiglio nazionale Armando Zambrano, in Italia c’è ancora molta strada per migliorare la condizione attuale degli ingegneri. “Molti giovani – ha detto – preferiscono andare all’estero, dove la figura professionale dell’ingegnere italiano è estremamente apprezzata. Purtroppo in Italia ci sono tanti fattori negativi che scoraggiano gli investimenti e di conseguenza la professione. Il nuovo Codice degli Appalti ha sicuramente degli aspetti positivi, e lo vediamo come un passo avanti, ma manca ancora di semplificazione. Vero è che stato snellito, ma 50 decreti attuativi creeranno un momento di difficoltà e di complicazione che forse prima non c’era”.