Zootecnia siciliana, la qualità non è di casa

PALERMO – Allevare in Sicilia non è quasi mai sinonimo di professionalità e qualità. I dati a nostro sfavore lo dimostrano: se in tutta la penisola italiana sono state concesse ben 43 certificazioni tra Dop e Igp, solamente una riguarda la zootecnia isolana, una percentuale insignificante sul totale, che risalta ancora di più all’occhio se si compara con i dati che riguardano, ad esempio, una regione come l’Emilia Romagna, che conta dalla sua ben 16 certificazioni, o la Lombardia che si attesta sulla decina piena.
Altro dato assolutamente rilevante, in negativo purtroppo, il numero esiguo dei produttori di questo unico prodotto certificato: in Sicilia non arriva a 3 mila operatori, contro un totale, nella penisola, di quasi 75 mila coinvolti nel settore dei prodotti certificati. Dati che vanno in controtendenza con l’agroalimentare, che invece sta riuscendo a muoversi in questa direzione, con un buon numero di prodotti riconosciuti e certificati.
Una occasione mancata, anche questa volta, per affrontare questo periodo di forte difficoltà delle aziende agro-zootecniche siciliane in maniera efficace e propositiva, e che apra a nuove prospettive per il futuro.
Esprime al riguardo forte preoccupazione l’associazione Agrinsieme Sicilia, che attribuisce la crisi del settore a diversi fattori, dal rallentamento delle operazioni commerciali per i comparti più rappresentativi dell’isola, ad uno sfavorevole andamento climatico, all’aumento dei costi accessori come quelli della bonifica ed alla mancanza di liquidità dovuta in particolare ai ritardi e, in altri casi al blocco, delle erogazioni degli interventi comunitari.
L’associazione ha richiesto quindi all’assessorato competente risposte esaustive e immediate, in modo da sbloccare la situazione. Per quanto riguarda i problemi della zootecnia in particolare, l’associazione ha richiesto agli uffici di riferimento un provvedimento provvisorio celere ed immediato per l’assegnazione dei pascoli, che vada a tamponare alle inefficienze dovute al ritardo dell’entrata in vigore delle nuove procedure per l’assegnazione definitiva delle aree adibite ad uso degli animali da pascolo.
Le stesse preoccupazioni sono state espresse al congresso della Copagri Sicilia, indetto per l’elezione del presidente regionale, che ha visto la riconferma di Natale Mascellino, uomo di grande esperienza e di lungo corso all’interno di Copagri.
Presente anche il presidente nazionale, Franco Verrascina, che nelle sue conclusioni ha posto l’attenzione sullo stato di crisi dell’agricoltura e dell’agroalimentare in Sicilia e sullo “scollamento” tra la crisi e la politica dell’Unione europea.
“Abbiamo quadri economici gravissimi – ha affermato – ad esempio per l’agrumicoltura, l’olio d’oliva e la zootecnia delle aree interne, e comune denominatore di tali quadri è una concorrenza, spesso sleale, rispetto alla quale vengono meno decisioni e atti delle istituzioni europee. Gli agrumi subiscono una concorrenza internazionale che non conosce regole, l’olio si appresta a subire la nuova ondata di import dalla Tunisia e i prodotti zootecnici non trovano sbocco sul mercato interno per l’invasione di carni provenienti dall’Europa dell’Est”.
La zootecnia e l’agricoltura siciliana vengono considerate vittime dell’assenza di scelte politiche chiare e favorevoli da parte delle istituzionali nazionali e europee: lo ha detto Franco Verrascina, presidente nazionale di Copagri.
“In Europa ed in Italia – sostiene Verrascina – servono scelte e azioni che consentano di rilanciare la produzione, puntando sulle eccellenze che anche in Sicilia caratterizzano il settore agricolo e il sistema agroalimentare e possono rappresentare valore aggiunto, crescita economica, reddito e occupazione”.