Questo è un palese squilibrio fra i bravi, che dovrebbero essere premiati, e i fannulloni, i quali fanno poco o nulla dando disdoro a tutta la categoria dei pubblici dipendenti. Ma anche quelli bravi hanno una grave responsabilità: non denunciano in maniera forte e chiara i comportamenti dei loro colleghi fannulloni e così ne divengono conniventi.
E’ chiaro che in ogni settore della società va distinto il grano dal loglio, diversamente si vìola il principio di equità fra i cittadini, che è la base della convivenza civile e quindi della democrazia.
Dalle vicende emerse, risulta che i reati commessi sono stati conseguenza dell’utilizzo illecito dei tesserini (badge) con cui si marca l’entrata e l’uscita dai tornelli. Anche su questo versante, la burocrazia italiana dimostra arretratezza, sia per incapacità di innovarsi in tempo reale che per mantenere i privilegi dei fannulloni i quali, vedi caso, occupano spesso i posti di responsabilità, quindi non tutelano gli altri ma sé stessi.
Nei Paesi avanzati, i dipendenti non utilizzano più i tesserini, perché i nuovi sistemi digitali consentono di usare le impronte digitali, che dovrebbero essere inserite nell’archivio, e nel momento in cui il dipendente entra o esce, basta che ponga le dita sull’apposito scanner per l’identificazione.
E’ questo che dimenticano tutti i pubblici dipendenti: che dipendono indirettamente dai cittadini, che con le loro tasse li pagano per produrre servizi di qualità e non servizi scadenti o nessun servizio.
I pubblici dipendenti dimenticano anche l’art. 54 della Costituzione e cioé che hanno il dovere di adempierle (le funzioni, ndr) con disciplina e onore, in modo da assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’Amministrazione e rispondere alle responsabilità proprie dei funzionari (art. 97 della Costituzione).
La riforma della Pa, portata dalla Legge Madia (n. 124/2015), è in corso d’attuazione mediante undici decreti legislativi, di cui appena cinque approvati in via definitiva, di cui quattro in corso di pubblicazione sulla Guri (ve ne daremo conto appena saremo in condizioni di leggerli).
Ma, dalle linee guida della Legge quadro, non ci sembra siano stati inseriti in modo inequivocabile i principi costituzionali prima indicati, né il valore del merito. è scritto qualcosa sulle sanzioni, ma quasi niente sul merito, mentre nel lavoro che si svolge vanno confrontati i risultati agli obiettivi, per giustificare i salari percepiti.