La questione degli immigrati è rimasta senza soluzioni concrete, perché non vi è stata una precisa decisione del Consiglio d’Europa in materia, per cui ognuno dei membri ha continuato nel fai da te.
Purtroppo, l’Unione europea è ancora allo stato embrionale. L’unica vera unione è quella della moneta, l’Uem, cui però partecipano soltanto 19 dei 28 Stati, che con la possibile uscita del Regno unito potrebbero diventare 27. Ma ancora questa possibile uscita dell’UK non è definitiva, perché gli stessi portatori del “Sì” (Leave) si sono in parte pentiti, non appena hanno misurato il crollo della Sterlina e cominciano a intravedere i tagli della vasta assistenza sociale, il conseguente aumento delle tasse e una possibile recessione da cui erano appena usciti.
Ma torniamo alla questione degli immigrati. Ormai sono centinaia di migliaia, forse milioni. Nel Def 2016, il Governo italiano ha previsto una spesa di 3,3 miliardi per l’anno corrente, ma forse questa cifra verrà superata.
Dentro a questa spesa si è messo in moto un business perché si sono formate prontamente cooperative e sono venuti fuori centri di assistenza che percepiscono dallo Stato fra i 30 e i 35 euro a immigrato per giorno. Con tutto quello che ne consegue, vedi i presunti reati nel Cara di Mineo.
Vi è un’ulteriore conseguenza negativa: l’utilizzo dei migranti in nero costituisce una violazione del valore di concorrenza, secondo il quale tutti gli imprenditori devono avere parità di costi.
E’ vero che chi gestisce il lavoro nero corre rischi per sanzioni amministrative e penali, ma è anche vero che tali rischi sono più teorici che pratici, essendo molto improbabile un controllo o un’ispezione. C’è danno per tutti: imprese corrette, lavoratori in nero, prezzi di mercato fittiziamente concorrenziali che vìolano le norme, e via dicendo.
L’immissione non controllata di migranti comporta quanto descritto, che fra costo di ospitalità, prevenzione e cura, nonché del lavoro nero, arreca danni alla collettività sotto il profilo sociale ed economico. Ma non si vede la soluzione, per cui le cose continuano ad andare in violazione delle regole, danneggiando cittadini e imprenditori onesti.
E’ del tutto inutile continuare a invocare l’Europa, che vuole restare sorda; occorre trovare una strada concreta, che dipenda dall’Italia: identificare e rimandare nei luoghi d’origine coloro che non ne hanno diritto. E, d’altra parte, azionare le leve previste dai trattati per costringere il Consiglio d’Europa a prendere decisioni definitive, anche a costo di bloccare iniziative di cui altri Paesi hanno bisogno.