Spesa pubblica locale, alla Sicilia la maglia nera degli sprechi

ROMA – Nella spesa pubblica locale ci sono sprechi per 74,3 miliardi di euro a fronte di 176,9 miliardi spesi nella erogazione dei servizi. Questo il calcolo effettuato da Confcommercio basato su dati del 2013 che tuttavia sono considerati “strutturali e cambiano poco nel corso del tempo”.
Sprechi e inefficienze sono pari al 42% della spesa complessiva e raggiungono quasi il 67% nelle regioni a statuto speciale, quasi il 65% al Sud, il 48,7% nelle regioni piccole a statuto ordinario e circa il 40% nelle regioni grandi.
La Lombardia resta la regione più virtuosa per costi, qualità e quantità dei servizi pubblici locali con una spesa media per abitante di 2.587 euro.
Fanalino di coda il Sud con la Sicilia in cui si spendono 3.300 euro per abitante ma i servizi ricevuti sono di gran lunga peggiori. Reinvestendo 53,2 miliardi di euro dei 74,3 mld di risparmio teorico per migliorare i servizi delle varie regioni italiane portandoli a livello della Lombardia, spiega l’Ufficio studi di Confcommercio, si risparmierebbero 21 miliardi di sprechi.
Sarebbe possibile raggiungere un livello di pressione fiscale pari al 40,8% dall’attuale 42,8% prevista nel Def con risparmi di spesa pubblica locale pari a 21 miliardi e un blocco della spesa ai livelli del 2016.
Insieme a questo dovrebbe esserci una crescita del Pil per l’1,4% cumulato su 4 anni. Questo il calcolo effettuato dall’Ufficio studi di Confcommercio in uno studio sulla spesa pubblica locale.
La spesa pubblica complessiva nominale dovrebbe essere lasciata ai livelli del 2016 pari a 828 miliradi di euro e una minore spesa complessiva nel periodo 2017-2019 pari a 32 miliardi, con risparmi per 21 miliardi.