Chi doveva fare tutto questo, se non la Regione? Dal che risulta palesemente ridicola l’intervista cui si accennava in apertura.
Ma oltre queste ovvie considerazioni, il problema è interamente sul tappeto. Mentre tutti discutono, la Sicilia è sommersa dai rifiuti, che non vengono più trasportati nelle discariche per una ragione o per l’altra. Cosicché, ne deriva un grande danno d’immagine con un conseguente, immenso, danno economico.
Mi vergogno, in questo momento, di essere siciliano a causa di tutti i filmati che girano sul web, nei network e sulle televisioni del mondo, e con me si vergogna il novanta per cento dei siciliani. Ma non quel dieci per cento che ha la responsabilità di quanto da noi denunciato, non da oggi ma già da dieci anni.
Sono appunto passati dieci anni da quando abbiamo posto la questione degli impianti energetici a base di Rsu, che da allora a oggi hanno avuto un grande progresso tecnologico, per cui, alla fine del processo, l’inquinamento è vicino allo zero.
Ma di tutto questo i falsi ambientalisti non hanno voluto tenerne conto, continuando nella loro dissennata azione contro gli impianti energetici Rsu, non capendo che questa è la soluzione, peraltro utilizzata da tutta Europa e anche dal Nord Italia.
In ogni caso, da qui si deve uscire. La soluzione più immediata è quella di spedire i 2,2 milioni di tonnellate di spazzatura che si producono in Sicilia, via nave o treno, a quei Paesi che la accolgono volentieri perché la usano come carburante per produrre energia. Questo meccanismo comporterà un costo vicino ai 200 euro per tonnellata, con la conseguenza che i Comuni saranno costretti ad aumentare la Tari a carico dei propri cittadini.
L’altra soluzione di medio periodo (tre-cinque anni) è quella di pubblicare i bandi di gara per la costruzione di undici (e non due o cinque) impianti energetici a Rsu, da collocare nei terreni abbandonati degli undici Consorzi delle Aree di sviluppo industriale, che vedrebbero con molto favore l’insediamento di tali impianti al loro interno, il che potrebbe anche costituire un riavviamento delle attività industriali di quei territori.
E’ finito il tempo dell’ammuìna, è giunta l’ora delle decisioni, rapide ed efficaci.