Da Frontex a Ebcg, ecco la Guardia costiera Ue

BRUXELLES (Belgio) – Dal Parlamento europeo è arrivata un’altra evoluzione del programma Frontex per la gestione delle frontiere esterne dell’Unione europea: la Guardia costiera europea (Ebcg). A inizio mese la sessione plenaria ha approvato la risoluzione che prevede la creazione di un sistema di controllo che assorbirà Frontex e coinvolgerà le autorità nazionali. Quando sarà operativa (si aspetta il sì del Consiglio europeo, con entrata in vigore entro autunno), la Guardia costiera europea entrerà in azione per occuparsi delle emergenze, con interventi rapidi e mirati.
“Il regolamento dell’Agenzia europea per la guardia costiera e di frontiera – ha spiegato l’eurodeputato lettone Artis Pabriks, relatore della risoluzione – renderà più sicure e meglio gestite le frontiere esterne dell’UE. Non si tratta di una bacchetta magica che può risolvere la crisi dell’immigrazione che sta affrontando oggi l’UE, oppure ripristinare completamente la fiducia nella zona Schengen, ma si tratta di un primo passo davvero necessario”.
L’interesse primario è per Italia e Grecia, che quando si troveranno di fronte a una forte pressione migratoria potranno richiedere l’intervento della Ebcg, che entro cinque giorni lavorativi dovrà concordare un piano operativo. È interessante notare che “se uno Stato membro dovesse rifiutare un intervento deciso dal Consiglio, gli altri Stati membri dell’UE potranno reintrodurre i controlli alle frontiere interne”, si legge.
Altro punto dell’agenzia sarà il rimpatrio di migranti verso il Paese d’origine per eseguire le decisioni adottate dalle autorità nazionali. Le guardie di frontiera saranno 1.500, nominate dagli Stati membri, dunque l’Ebcg non avrà un contingente proprio. L’Italia fornirà 125 uomini.
“Per la prima volta viene introdotto il principio di una gestione europea integrata delle frontiere – ha dichiarato Michela Giuffrida, eurodeputato del PD –. È finalmente una risposta, ma certo non lo consideriamo un punto di arrivo alla drammatica problematica dell’esodo migratorio. Parlamento, Commissione, Consiglio si sono ritrovati attorno al concetto di ‘responsabilità condivisa’ nell’istituzione di una cabina di regia europea che dovrà dare risposte tempestive ed efficaci nella gestione delle emergenze”.
 

 
Un documento standard per velocizzare i rimpatri degli irregolari
 
Il Parlamento europeo recentemente è stato molto attivo anche su altri fronti che riguardano i migranti. Alcune settimane fa, la commissione Libertà civili ha adottato una proposta della Commissione per un documento europeo standard di viaggio per i cittadini extracomunitari, per velocizzare il processo di rimpatrio di chi sta in Europa senza un valido documento d’identità o passaporto. “Non è una soluzione magica, ma un piccolo pezzo del puzzle nelle politiche su asilo e immigrazione”, ha affermato Jussi Halla-aho, relatore del testo.
Altra questione sul piatto è la lista dei Paesi d’origine sicuri, un elenco che serve a snellire le richieste d’asilo e che è stato proposto per sostituire gli elenchi nazionali. “Entro tre anni – ha spiegato la relatrice Sylvie Guillaume – intendiamo armonizzare l’elenco eliminando le liste nazionali; nel caso di un’improvvisa perdita di sicurezza di un Paese, il sistema avrà un processo di risposta flessibile”. Sulla scelta di quali Paesi non sono sicuri, saranno coinvolte anche le Ong.
Una risoluzione non vincolante approvata dalla plenaria di Strasburgo infine spinge la Commissione a creare delle politiche d’accoglienza che permettano ai richiedenti asilo e ai rifugiati di lavorare. Non si intende creare un canale privilegiato né togliere fondi alle già deboli politiche per l’occupazione, ma dovrebbero essere istituiti nuovi finanziamenti che comprendano anche la formazione linguistica e corsi di orientamento per i diritti e i valori dell’Unione europea.