Quando si lavora di malavoglia, perché non si ama quello che si fa, oltre alla naturale e fisiologica stanchezza mentale e fisica, interviene quello che comunemente si chiama stress. In fisica è il tensore degli sforzi in un sistema continuo. In medicina, indica qualunque causa, agente o stimolo dannoso per l’organismo vivente, capace di debilitarlo.
Stancarsi è automatico, stressarsi altrettanto automatico. Ma mentre nel primo caso la fatica non si può evitare, nel secondo, invece, si può fare in modo di non esserne permeati. Come fare? Si tratta di autoaddestrarsi, fin da giovani, separando la fatica dallo stress. Come? Non facendosi coinvolgere dalle difficoltà e dai problemi che si incontrano, sapendo che una soluzione si può sempre trovare, a condizione di rimanere lucidi e distaccati.
Infatti, quando ci si fa coinvolgere da problemi o difficoltà, raramente si trovano le soluzioni più idonee, perché si perde lucidità.
Lo stress è veleno; intossica la nostra mente e spesso il nostro corpo. Non è l’acido lattico prodotto naturalmente dai nostri muscoli a seguito di fatica. è qualcosa di più insidioso perché fa vedere tutto nero e negativo.
Tenere, dunque, staccati fatica e stress per non appesantire il gravame di entrambi i due elementi. Se non si procedesse in questa strada, alla fine del periodo lavorativo si potrebbero esaurire le energie fisiche e mentali, non ricostituibili durante il sonno notturno, perché sarebbe agitato e non riposante.
Se si va a letto stanchi ma tranquilli, si dorme bene e la mattina l’orologio biologico ha ricaricato corpo e mente. Quando si riposa male, ci si sveglia stanchi e in molti casi senza voglia di andare a lavorare o di fare altre attività.
Il discorso che facciamo non vale solo per il lavoro, ma è estensibile a qualunque difficoltà che incontriamo. Ognuna di esse deve essere tenuta da noi distante per consentirne la metabolizzazione, in modo da trovarvi soluzioni adeguate.
Non è un caso che chi effettua lavori manuali è meno stressato di chi effettua lavori mentali, perché c’è la tendenza in quest’ultimo caso ad andare in tilt, mentre nel primo la fatica non impegna la testa.
Ma testa e corpo sono un tutt’uno: bisogna che stiano in sintonia per vivere meglio.