Dopo il responso del popolo sovrano, il Primo ministro che aveva proposto il referendum, David Cameron, convinto europeista, ha dichiarato che non avrebbe gestito l’uscita dell’UK dall’UE, per cui si è prontamente dimesso e ha passato la mano al nuovo primo ministro. Esso è stato scelto dal Partito conservatore in 24 ore, nella persona del segretario degli Affari interni Theresa May, la quale ha giurato nelle mani della novantenne Regina e ha preso subito possesso del numero 10 di Downing Street.
Ha iniziato a contattare i Capi di Stato più importanti per avviare la procedura di distacco che, secondo gli esperti, durerà un paio d’anni, salvaguardando, con molta probabilità, tutti i rapporti commerciali esistenti e anche quelli di lavoro, in modo da rendere quasi indolore il nuovo rapporto fra UE e UK, non più intrinseco come partenariato, bensì legato da interessi reciproci.
Del resto, la Gran Bretagna è stata sempre una spina nel fianco dell’Unione Europea, chiedendo privilegi, eccezioni e meccanismi diversi dagli interessi generali. Quindi, tutto sommato, non è male che essa se ne sia andata per la propria strada e l’Unione per la sua. Un divorzio consensuale che non farà morti e feriti.
Dunque, ognuno per la propria strada. Il che non significa che cesseranno i rapporti commerciali fra i due soggetti, tutt’altro. Ma avranno un’altra forma e si realizzeranno per convenienza reciproca, non per costrizione.
D’altra parte, l’Unione Europea a 27 Stati potrà finalmente comprendere che deve darsi regole uguali e valide al proprio interno, per evitare squilibri di ogni tipo nel rapporto fra essi.
Non vi possono essere regimi fiscali tanto differenziati, burocrazie con regole opposte, contratti di lavoro che non consentano l’applicazione vera della libera circolazione dei cittadini europei in tutti gli Stati membri.
Occorre che l’Europa affronti con decisione la questione dell’immigrazione, stabilendo regole ferree anche nei confronti di quei Paesi, come l’Italia, che dissennatamente accoglie tutti, fermo restando l’obbligo umanitario e morale di salvarli mentre sono in pericolo di vita. Ma poi, controllarli e definire chi possa restare in Europa e chi vada rimandato nel Paese d’origine. Anche per questo l’UK è uscito dall’Europa.