Vi sono diverse norme che obbligano a costruire i nuovi stabili con criteri antisismici, ma non ve n’è alcuna che obbliga la proprietà di quelli esistenti ad effettuare le opere per metterli in sicurezza.
Non vi è neanche una legge che obblighi i proprietari di immobili (cittadini, imprese, enti pubblici ed altri) ad assicurare gli stessi contro i terremoti.
Quando essi si verificano, la perdita di vite umane, i feriti e i danni agli immobili e alle pubbliche vie, si contano con emozione. Ma l’indomani, bisogna mettere mano alla ricostruzione integrale di quanto il terremoto ha spazzato via, così come hanno fatto i friulani nel 1976 e gli emiliani nel 2012; mentre non può dirsi lo stesso per gli abitanti della Valle del Belice quando nel ‘68 sono stati rasi al suolo 9 comuni.
Quando si verificano i terremoti, la cosa più grave per la ricostruzione degli stabili è trovare le risorse, compito quasi sempre affidato alle casse dello Stato e ad una Burocrazia centrale e locale che, come è noto, è insufficiente.
Se, invece, le assicurazioni, che potrebbero a loro volta riassicurarsi con compagnie internazionali, alimentate dai premi pagati da tutti i proprietari, fossero chiamate in causa, la liquidazione dei sinistri avverrebbe in tempi rapidi, mettendo così in condizione i proprietari di affidare gli appalti per la ricostruzione, quasi subito.
A proposito dei politici, sono tutti in ferie, meritate ferie perché hanno sudato molto nei dodici mesi precedenti, come se la rappresentanza istituzionale fosse un lavoro. Non è così, perché la politica è un servizio e come tale non deve essere remunerato, salvo i rimborsi delle spese a piè di lista. Ma questo è un discorso fatto a sordi che non ci vogliono sentire.
A fronte di questi comportamenti asociali, bisogna dare atto della efficienza della macchina pubblica di tutti i servizi che quando capitano sciagure di questo o altro genere, intervengono prontamente con sacrificio ed abnegazione. Anche questi sono pubblici dipendenti, però appartengono a quella metà dei bravi, onesti e professionali.
E bisogna dare atto alle migliaia di volontari, soprattutto giovani, che lavorano giorno e notte senza compensi, esattamente come dovrebbero fare i politici.