Un uomo davvero Libero, l’Italia non dimentica Grassi

PALERMO – Era il 29 agosto 1991 quando la mafia uccise Libero Grassi, imprenditore nato a Catania e vissuto a Palermo, che si ribellò al racket del pizzo. Sono passati 25 anni, ma la sua memoria e il suo esempio sono rimasti intatti nella mente dei siciliani e delle giovani generazioni che riscoprono, attraverso il ricordo di chi c’era, questo eroe contemporaneo. Così si rivolgeva alla mafia il 10 gennaio 1991 dalle colonne del Giornale di Sicilia:

“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere”.

Quelle parole sono state riprese ieri in un post su facebook dalla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, che ricorda come “grazie alla sua denuncia gli estortori vennero individuati e arrestati. Ma Libero fece di più. Contro la mafia propose azioni collettive da parte degli imprenditori. Incoraggiò la politica a curare la qualità del consenso per non avere una cattiva democrazia”.
Per Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, la memoria di Grassi “serva a dare nuovo slancio alla lotta contro i poteri mafiosi che continuano a soffocare nella morsa del racket tanti settori produttivi”.

“Quella di Libero Grassi – aggiunge Beppe Lumia, senatore del Pd – è una storia da non dimenticare. Un esempio ancora attuale. Così penso che possano sintetizzarsi il sacrificio fatto da Grassi e il significato, ancora odierno, che ha dato alla lotta al racket”.
Anche il senatore di Forza Italia Renato Schifani si sofferma sull’esempio dell’imprenditore antiracket: “l’eredità del suo messaggio è un patrimonio straordinario perché ha avuto il coraggio di non piegarsi al racket del pizzo, dimostrando che è possibile fronteggiare e resistere a chi vorrebbe imporre illegalità e violenza”.
Durante la commemorazione, avvenuta ieri in via Alfieri, il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha voluto ricordare anche la moglie Pina Maisano, scomparsa il 7 giugno scorso a 87 anni. Una donna che per venticinque anni “ha portato avanti una battaglia che non ha mai conosciuto momenti di pausa. Così facendo ha ispirato migliaia di suoi concittadini e con il suo animo gentile ha contribuito al riscatto di Palermo. Libero e Pina non ci sonovpiù, eppure qui, in via Alfieri, la loro presenza si sente eccome. È negli occhi e nel lavoro dei ragazzi di AddioPizzo, che proprio dal loro esempio sono partiti per liberare la Sicilia dalla vergogna del racket”, ha detto Grasso.
Proprio alla memoria di Pina Maisano è stato intitolato, ieri alle 10,30, il giardino di piazza Caboto.