Emergenza migranti: il Cnca si oppone alle strutture temporanee per minori soli

ROMA – Nel ddl di conversione in legge del decreto del 24 giugno 2016 (misure finanziarie urgenti per gli enti locali) si prevede che, in presenza di arrivi consistenti e ravvicinati di minorenni non accompagnati, laddove non siano disponibili posti nelle strutture di prima accoglienza o nell’ambito dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e l’accoglienza non possa essere assicurata dal Comune, il prefetto disponga l’attivazione di strutture ricettive temporanee esclusivamente dedicate ai minorenni non accompagnati.
E’ quanto afferma il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), che esprime il proprio dissenso e preoccupazione su questa misura. “Sappiamo bene – afferma Liviana Marelli del Cnca – che il nostro paese deve far fronte a un arrivo di ragazzi stranieri che eccede di molto i posti disponibili all’interno del sistema di accoglienza ordinaria. Ma la soluzione non è quella dei famigerati Cas, i centri di accoglienza straordinaria che non assicurano adeguati standard strutturali e che dovrebbero essere ‘temporanei’ ma in cui si finisce per passare parecchi mesi”.
“Se tali centri sono del tutto carenti per gli stranieri adulti, figuriamoci per dei minorenni. La capienza ampliabile fino a 50 posti – prosegue – non permette di creare un ambiente di tipo familiare, a cui ogni ragazzo ha diritto e può portare a rischi maggiori di conflitti con la popolazione locale. In queste strutture, inoltre, non sono previsti servizi per l’inclusione sociale e nemmeno tutele specifiche per i minorenni che presentano particolari situazioni di vulnerabilità (disagi psichici, vittime di tratta, tortura, violenza o abusi). Infine, non dimentichiamo i tanti casi di puro accaparramento di risorse pubbliche che ha visto protagonisti numerosi Cas, che non si sono fatti scrupolo di tenere in condizioni vergognose i propri ospiti”.
“Per tutte queste ragioni – conclude – ribadiamo che per i minorenni stranieri soli, così come per gli adulti, dovrebbe essere rafforzato il sistema di accoglienza ordinario, aumentando i posti disponibili nello Sprar e adottando misure che favoriscano la partecipazione dei Comuni. E andrebbe garantita una distribuzione più equa tra le diverse regioni di questi ragazzi, coinvolgendo il Tavolo di coordinamento nazionale, come già avviene per gli stranieri adulti”.