Catania – Rischio sismico, occorrono misure di recupero e messa in sicurezza

CATANIA – Una deroga al patto di stabilità allo scopo di consentire una maggiore spesa pubblica per fronteggiare le attuali evidenti e notevoli carenze in termini di prevenzione di sismica strutturale, nonché alla predisposizione di opportuni strumenti legislativi mirati alla città di Catania, ma anche ovviamente al resto delle città isolane con i medesimi elevatissimi rischi, volti a incentivare con massive e imponenti azioni di defiscalizzazione e incentivazione finanziaria, snellimento burocratico, la ristrutturazione secondo parametri “antisismici” e/o la demolizione e ricostruzione di tutti gli edifici privati con grave e media vulnerabilità sismica.
La Regione Siciliana mira a prevedere nel prossimo bilancio di previsione un incremento del capitolo di spesa relativo alle somme da destinare alla “prevenzione sismica” e la Protezione civile regionale ad attivarsi presso le autorità statali competenti al fine d’incrementare le somme da destinare alla Regione Siciliana per riorganizzare, potenziare, ottimizzare il Piano di emergenza rischio sismico di tutti i Comuni siciliani, Catania in testa. Anche il Consiglio comunale di Catania parla di rischio sismico e approva un ordine del giorno per stimolare il governo a decidere incentivi e proroghe al patto di stabilità al fine di mettere in sicurezza la città di Catania e non solo. Il primo firmatario è Sebastiano Anastasi del gruppo Grande Catania, ma non solo l’emendamento è stato presentato il primo agosto, prima del terremoto in centro Italia di poche settimane fa, è stato approvato all’unanimità e chiede che il sindaco Bianco faccia da cabina di regia tra tutti i soggetti coinvolti.
In particolare, il Consiglio, in modo compatto, si schiera insieme all’amministrazione per chiedere ai governi nazionale e regionale, nonché alla Protezione civile di intervenire perché Catania non si sgretoli qualora la terra decidesse di tremare in modo molto più deciso di quanto non faccia quasi giornalmente da queste parti. È infatti inserita nella fascia di pericolosità più alta per tremore sismico, dato il suo estendersi ai piedi dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, ed è vicina l’intersecarsi delle faglie euroasiatica e africana.
“Purtroppo le statistiche non sono favorevoli perché negli ultimi mille anni, con cadenza di trecento anni, ci sono stati terremoti di magnitudo pari a nove. Nel terremoto del 1692 morirono circa 12 mila catanesi su 19 mila abitanti. Catania è inserita in fascia uno ovvero il più alto grado di sismicità, ma grazie al lavoro dell’istituto nazionale di geofisica e protezione civile questa città ha censito la vulnerabilità sismica di edifici pubblici e privati, ma purtroppo, nonostante un terremoto distrugga anche l’identità stessa della città, le amministrazioni che si sono susseguite hanno fatto poco o nulla”, afferma Anastasi.
L’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco plaude all’iniziativa del Consiglio e da una parte ricorda che “nella storia del dopoguerra italiano ci sono state solo tre grandi azioni di prevenzione”, dall’altra con un po’ di orgoglio afferma il contributo dell’amministrazione etnea alla compilazione di una nuova legge nazionale per la prevenzione antisismica. “Il ministro Delrio ha dichiarato che per fare la legge per la messa in sicurezza del nostro territorio consulterà l’amministrazione catanese per la competenza. – afferma Bosco – La proposta è di inserire nel patto di stabilità due miliardi e mezzo annui per la prevenzione sismica di tutta Italia con il risultato che ogni anno possiamo mettere in sicurezza 100 mila alloggi, ovvero circa un milione in dieci anni. Catania è uscita dal letargo ed è pronta ad avviare quel lungo processo almeno ventennale che porta alla messa in sicurezza di tutta le città. Stiamo iniziando con le scuole”, conclude l’assessore Bosco.