Pianificazione urbanistica, Sicilia anno zero

PALERMO – Nella Gurs di venerdì scorso l’assessorato del Territorio e dell’ambiente ha confermato alcuni provvedimenti in relazione agli incarichi conferiti ai commissari ad acta nei Comuni isolani per accelerare l’iter del Piano regolatore generale e del Regolamento edilizio finalizzato alla “redazione e alla trasmissione al Consiglio comunale”. È soltanto un esempio della deficitaria pianificazione urbanistica siciliana, che continua a sopravvivere senza strumenti aggiornati con conseguenze gravissime per la tenuta del territorio e per la prevenzione del dissesto. Senza regole certe, infatti, non si può evitare la cementificazione irruenta e non si possono avviare percorsi sostenibili e di riqualificazione energetica.
Il quadro complessivo lo ha realizzato l’Ispra nell’ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, diffuso lo scorso dicembre. Un rapporto puntualissimo nel delineare la piena bocciatura su tutto il fronte per i sei Comuni siciliani oggetto dell’indagine: i Piani regolatori delle principali città dell’Isola variano dal 1969 (Catania) al 2010 (Trapani). In mezzo si registrano i valori di Palermo (2002), Messina (2003) e Ragusa (2006). In alcuni casi si sta provvedendo ad approvare i nuovi strumenti ma il quadro generale, che riguarda anche i comuni medio-piccoli, resta drammatico. L’ultimo aggiornamento in materia, che risale al 2014 ed è ospitato sul sito del dipartimento regionale Urbanistica, ha registrato ben 70 amministrazioni comunali con un piano approvato prima degli anni Ottanta.
Nemmeno nel capitolo relativo ai regolamenti edilizi ci sono numeri di rilievo. A livello nazionale si continua a lavorare su un modello unico che dovrebbe diventare valido per gli oltre 8 mila Comuni italiani e in questo modo proseguire nel solco della semplificazione della Pubblica amministrazione italiana. Il provvedimento rientra, infatti, nella riforma Madia. In attesa di queste novità la realtà nazionale, tuttavia, resta abbastanza variegata e sono pochissimi gli Enti locali isolani ad aver previsto misure sostenibili all’interno dei propri regolamenti. Lo ha certificato il rapporto “Innovazione e semplificazione in edilizia”, realizzato da Legambiente, che ha selezionato pochissimi Comuni isolani per aver introdotto nei propri regolamenti l’obbligatorietà di misure di efficientamento energetico o di riqualificazione. Non ci sono nomi siciliani tra quelli che hanno “introdotto obblighi per il solare termico nei regolamenti edilizi precedenti al Dlgs 28/2011” o per il solare fotovoltaico.
In tutta Italia troviamo più di mille Comuni, mappati dall’associazione del Cigno, che in questi anni “hanno messo mano al proprio regolamento edilizio attraverso 20 parametri che spingono la riduzione dei consumi energetici e idrici e migliorano vivibilità e salubrità delle abitazioni”. Tra questi ce ne sono almeno mezzo migliaio che “sottolineano nel proprio Regolamento l’obbligatorietà della certificazione energetica per gli edifici”. Uno c’è anche in Sicilia ed è Catania che proprio nel regolamento edilizio entrato in vigore nel 2014 ha previsto la classe energetica A obbligatoria per “tutti i nuovi edifici e per gli edifici in ristrutturazione oltre all’obbligo di dotazione del fascicolo di manutenzione dell’immobile”.