CATANIA – La discarica Valanghe d’Inverno, l’impianto, fra i più grandi in Sicilia, tra i Comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, è stata al centro del dibattito sui rifiuti andato in scena alla Festa dell’Unità nazionale alla Villa Bellini di Catania. Sul palco era assente l’assessore regionale Vania Contrafatto, ma non il commissario regionale per l’emergenza, Salvo Cocina, nominato dal presidente Crocetta per accompagnare i Comuni verso quella rivoluzione attesa da anni e ormai non più rimandabile.
E proprio Cocina ha risposto ai lunghi interventi del primo cittadino misterbianchese, Nino Di Guardo e a quello di Antonio Caruso, segretario del circolo Pd di Motta, che hanno denunciato, entrambi, l’impossibilità di vivere a poche centinaia di metri dall’impianto la cui chiusura è stata rimandata troppe volte e la cui presenza compromette la vita e la salute di migliaia di cittadini.
“Sono anni che combattiamo con la discarica, insieme a Motta – ha affermato Di Guardo. Prima avevamo Tiritì che ancora non è stata bonificata e dalla quale arrivano fetori e biogas. Anzi -ha aggiunto – è stato realizzato l’ampliamento e oggi la struttura continua ad abbancare rifiuti senza autorizzazioni e nonostante anche la magistratura abbia accertato illeciti”.
Gli incontri con il presidente Crocetta non sarebbero stati risolutivi, per il primo cittadino di Misterbianco, né i risultati delle indagini dell’Arpa, che ha accertato presenza di gas superiori al consentito nell’aria dei due Comuni, avrebbe portato a un cambio della politica regionale.
Sulla quale si è soffermato il commissario Cocina che, dopo aver spiegato che la responsabilità è soprattutto degli enti locali, ha elencato i tre passi che la Regione farà per cambiare il sistema. “La nuova emergenza di fronte la quale ci troviamo – ha detto – evidenzia che, in passato, è stato fatto poco. Ma le azioni concrete devono metterle in atto i Comuni – ha proseguito: alcuni arrivano al settanta per cento di differenziata mentre altri non la fanno proprio”. Motivo per cui in Sicilia la media del differenziato non supera il 10 per cento. Da qui la scelta di una raccolta porta a porta “spinta” e la nomina di Cocina secondo cui questa non si fa in buona parte della Sicilia “perché molti sindaci preferiscono vivere di proroghe e affidare il servizio in maniera diretta alle ditte private con i cassonetti. Altri hanno preferito cambiare pagina e ci sono riusciti. Insomma – ha aggiunto – c’è un blocco di potere che si accontenta di sguazzare nel basso”.
Differenziata “spinta”, dunque, nella ricetta di Cocina, ma anche snellimenti burocratici, soprattutto all’Urega “dove molti bandi restano bloccati per mesi”, oltre che la realizzazione delle piattaforme, oltre che l’avvio dei meccanismi di premialità per i cittadini.
“L’unica soluzione è rispettare le regole e fare funzionare il sistema – ha continuato – coinvolgendo tutti gli attori: le istituzioni, i cittadini, il terzo settore. Insomma, tutti i portatori di interesse. Non vedo altra soluzione se non la differenziata – ha concluso – l’altra è il fuoco ma io ritengo sia una scelta sbagliata”.