Cantone stigmatizza l’abitudine (cattiva) delle cattedre che vanno di padre in figlio, ma – aggiunge – per la parentopoli non paga mai nessuno: nell’Università di Bari, nel 2008, nella Facoltà di Economia ben 42 docenti su 179 erano parenti. A Palermo, un’inchiesta non recentissima ha indicato in ben 230 fra professori ordinari, associati e ricercatori i soggetti legati da parentele. A Salerno, un’inchiesta sugli esami di Anatomia ha rivelato come alcuni studenti avessero superato la prova perché parenti di docenti.
Insomma, la fila è lunga. Cantone aggiunge che le segnalazioni sui concorsi universitari sono una quantità enorme, cui la stessa Autorità non riesce a dare seguito.
Se la corruzione si trova in cospicua misura nella parte più alta dell’intellighenzia, non può stupire che ne siano infettati anche gli strati medi e più bassi, ove potrebbe esserci un’apparente giustificazione nel bisogno essenziale di alcune persone o famiglie.
Intendiamoci, la corruzione non ha mai alcuna giustificazione, perché crea privilegi e squilibri fra i cittadini: ottiene ciò che vuole chi paga le mazzette, mentre gli onesti restano al palo.
Se il pesce è fresco, si vede dalla testa; se è in putrefazione, si vede dalla testa: storia vecchia. La testa, in una comunità, è formata dai politici. Quando si elegge qualcuno, a tutti i livelli, bisognerebbe capire se è onesto, se è intelligente, se è preparato, se è colto. Insomma, in via presuntiva, se ha i requisiti essenziali per andare a governare le istituzioni.
Ma i cittadini non chiedono ai politici né referenze né credenziali, con la conseguenza che vengono eletti degli emeriti cretini o, peggio, dei potenziali corrotti e corruttori. E sono proprio i più furbi che si fanno eleggere con la raccolta dei voti basata su vuote e inutili quanto luminose promesse, che non saranno mai mantenute, ingannando palesemente tanti elettori che seguono il percorso del favoritismo anziché la ricerca della qualità degli eletti.
Soprattutto nel Sud è esteso questo perverso meccanismo, perché i bisogni sono maggiori e la propensione a cercare il lavoro piuttosto bassa.
Un vecchio lettore di Tex, come me, è stato colpito da una frase inventata dal padre dell’eroe dell’Arizona (Usa), che compie le sue gesta intorno al 1865: I politici hanno in testa più trucchi che pulci. La frase non è letterale, ma rende l’idea.
Invece, abbiamo bisogno di politici senza trucchi e senza pulci.