Vi sono tanti cittadini concreti, che lavorano duramente e proficuamente, che meriterebbero il riconoscimento, anche con un gesto. Ve ne sono tanti altri che sono fannulloni, bacchettoni e che vivono da parassiti. Qual è il valore che distingue i primi dai secondi? Il Merito. Non basta lavorare, anche tanto: bisogna lavorare con proficuità, con capacità, puntando agli obiettivi.
Il lavoro per il lavoro non serve a niente; è solo un modo poco godibile di far trascorrere il tempo. Però, vedi caso, sono proprio gli inconcludenti, quelli che lavorano per lavorare, o peggio che non lavorano affatto, a lamentarsi, a dire che la colpa dei propri insuccessi è degli altri, che la fortuna non li ha mai baciati e così via, con un elenco di scempiaggini, dovuto alla mancata introspezione, alla capacità di vedere in se stessi con onestà e limpidezza.
Molti barano con se stessi: non hanno la sufficiente maturità per riconoscere i propri errori, le proprie incapacità, cercando ovunque e in chiunque la causa dei propri mali. Essi non ricordano che: Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso.
La cosa più difficile è far funzionare chi non vuole funzionare, secondo il detto popolare: Malavoglia saltami addosso, fai tu che io non posso. Il che fa pendant con il codice dei nati stanchi, più volte pubblicato e che si trova anche in Wikipedia.
Certo, per percorrere la via delle regole etiche, bisogna avere il coraggio della verità, all’insegna della quale bisogna compiere le proprie azioni e, d’altra parte, come obiettivo da perseguire sempre e comunque.
La verità è una forza granitica che quasi sempre emerge e viene fuori come un muro di cemento contro cui vanno a sbattere tutti coloro che anziché cercarla usano sistemi di indagine per perseguire obiettivi diversi da essa. Costoro sicuramente non avranno riconoscimenti in vita e meno che mai nell’altra vita.
Ci vuole coraggio a perseguire la verità? Non crediamo. Se la verità fa male, sosteneva il saggio, non è colpa di chi la dice, ma della verità stessa.
Una cosa è certa: per stare nel solco dei valori, bisogna essere persone vere e non, come sosteneva Mariano Arena nel Giorno della Civetta di Leonardo Sciascia (1921-1989), quaquaraquà