Fo è stato un mostro della scena e un maestro di vita, non per l’oggetto della sua comunicazione, ma per il modo con cui comunicava. Si poteva essere d’accordo o in disaccordo con ciò che diceva, ma non si poteva non ammirare il modo in cui lo diceva.
Rovesciava tutte le situazioni concrete con allegria e ha utilizzato il grammelot, cioè un linguaggio fatto di suoni e non di parole, di cui si capiva tutto attraverso le gesta, l’espressione del viso e degli occhi, i movimenti del corpo e ogni altra comunicazione non verbale.
Il premio Nobel attribuitogli nel 1997 colse di sorpresa l’intellighenzia italiana, invidiosa che un giullare potesse meritare un riconoscimento così ambito. Ed è proprio nella dissacrazione di fatti e situazioni ingiuste che si esprimeva la forza del Nostro, il quale diceva che per realizzare le cose bisognava sudare, soffrire e sacrificarsi senza limiti.
Dal 19 febbraio del 2013 appoggiò senza esitare il nascente Movimento 5 stelle, perché capì che occorreva uno shock al vetusto sistema partitocratico italiano, per ribaltare la situazione in cui si trovava il nostro Paese.
Fo usava in pieno e totalmente quella meravigliosa macchina che è il cervello, il quale per le normali elaborazioni consuma un’energia di appena 80 watt. Per le stesse elaborazioni un normale pc avrebbe bisogno di un miliardo di watt.
Colpivano, nella sua attività artistica, la capacità di sintesi, le battute fulminanti, i gesti efficaci, quel roteare degli occhi che indicava sentimenti opposti: insomma, un’attività rutilante che destava attenzione e che captava l’interesse di chi vedeva e ascoltava.
Non l’ho mai conosciuto personalmente e ciò non accadrà neanche nel futuro. Tuttavia, dagli innumerevoli reperti radiotelevisivi, nonché dai ricordi e dalle letture delle sue opere, ho capito che persone come Fo sono necessarie, quasi un propellente per la crescita e lo sviluppo delle società, soprattutto quella italiana, attestata su un conservatorismo deleterio, contraria al merito e favorevole ai privilegi.
Sì, perché quanto accadeva nel teatro di Fo era la sintesi di ciò che accade nella società, da alcuni chiamata civile per distinguerla da quella politica. Ma la società non è civile se non si comporta con equità e se non offre a tutti i propri cittadini le stesse opportunità. Una Comunità che continua a distinguere i cittadini in figli e figliastri deve essere messa alla berlina, deve essere sbeffeggiata con una satira impietosa, come faceva Dario Fo. Anzi, il maestro Dario Fo.