PALERMO – La storia è sempre la stessa: ritardi nel completamento della gare e restituzione dei finanziamenti stanziati. Un circolo vizioso che produce danni per le imprese e i cittadini. A raccontare l’ennesimo episodio di lentezza burocratica applicato alla Sicilia è stata l’Ance isolana che in una nota di ieri ha denunciato la perdita di 7 gare (3 bandite e non espletate, 4 mai bandite) che hanno visto 17 milioni di euro revocati e 475mila euro bruciati da 95 imprese per partecipare alle 3 gare bandite col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (5mila euro per impresa).
Il tornado dell’immobilismo si è ancora abbattuto sull’Isola. Nel mirino di Santo Cutrone, presidente dei costruttori isolani, c’è la “lentezza delle sette stazioni appaltanti che non hanno completato in tempo le gare per la messa in sicurezza di alcune scuole e i ritardi di eventuali altre istituzioni competenti”. Oltre ai danni per l’edilizia, restano tutte le perplessità legate alla superficialità di gestione dei bandi per un settore così delicato, come la messa in sicurezza delle strutture scolastiche, considerando che la Sicilia è una delle regioni più esposte con circa il 90% dei comuni che rientrano nelle due fasce più elevate di rischio sismico.
L’allarme non si ferma qui. I sette bandi saltati rappresentano soltanto la vetta di una montagna costituita da opere incompiute, gare mai avviate, progettazioni lunghissime (i tempi medi siciliani di realizzazione delle infrastrutture superano del 50% il dato nazionale). Per l’Ance è un problema prioritario, soprattutto se lo leghiamo anche al recente crollo dei bandi pubblici: il rapporto Infrastrutture del Cresme ha calcolato per l’Isola i bandi di gara pubblicata nei due bienni, cioè 2012-2013 e 2014-2015, registrando una riduzione dell’importo complessivo pari al 24,1% (3 miliardi contro 2,2). “I casi sono tanti altri in Sicilia e in generale occorre un provvedimento serio perché finalmente d’ora in poi qualcuno risarcisca questi danni – ha spiegato Cutrone –. Le imprese edili, già devastate dalla crisi, non possono più subire oltre. Prevedere finalmente un deterrente è un imperativo categorico, perché questa è solo la punta dell’iceberg di una situazione diffusa che tiene bloccati miliardi su miliardi per le opere pubbliche”.
L’Ance riepiloga la storia degli ennesimi bandi sfumati. I comuni di Patti e di Taormina, che hanno bandito la gara senza espletarla, hanno perso rispettivamente 2,5 e 1,7 milioni.
Diversa la situazione per il Comune di Palazzo Adriano che ha bandito la gara che “sarebbe ancora in corso di espletamento – leggiamo dalla nota Ance – nonostante il finanziamento sia stato revocato per scadenza dei termini, e ciò perché, secondo quanto risulta, fino a due giorni fa la novità non sarebbe stata ancora ufficialmente comunicata alla commissione”. Revocati 1,6 milioni di euro. Poi ci sono gli altri quattro comuni che non hanno nemmeno bandito la gara: Termini Imerese (1,1 milioni) ha approvato i documenti con la vecchia normativa senza riuscire ad adeguare in tempo bando e disciplinare; San Pietro Clarenza (1,5 milioni) ha adeguato il tutto e firmato la convenzione con il Provveditorato opere pubbliche di Palermo che avrebbe dovuto gestire la gara; Torregrotta (3,3 milioni) non ha mai bandito la gara perché da oltre un anno attende un parere dall’assessorato regionale Territorio e ambiente. L’ultimo comune è Pantelleria (4,5 milioni), anche se in questo caso non ci sono informazioni in relazione al blocco dell’iter.