Vi è un altro modo comune di pensare, nella Pubblica amministrazione: quello secondo cui non importa fare le cose, importa che le carte siano in regola, ma così non si fa nulla. Mentre la responsabilità dei dirigenti pubblici dovrebbe portarli a valutare, scegliere, decidere e agire. Un dirigente che rifiuta l’azione è una persona inutile.
L’Italia ha bisogno di un Piano straordinario di infrastrutture, di un Piano straordinario per la messa in sicurezza antisismica degli immobili, di un Piano straordinario per la riparazione idrogeologica del territorio. è vero, solo per questi tre Piani ci vorrebbero alcune centinaia di miliardi. Dove prenderli? La risposta è ovvia: tagliare la spesa corrente, indebitarsi mediante emissione di Titoli di Stato ad hoc ed utilizzare tutti i fondi europei, statali e regionali disponibili.
Si metterebbe in moto una gigantesca macchina che farebbe crescere il Pil di alcuni punti l’anno, perché la ricchezza generata sarebbe notevole e con essa l’aumento cospicuo dei posti di lavoro.
A riguardo, non si capisce perché Governo e maggioranza non si orientino a dirottare i precari della Pubblica amministrazione (ex Province, Enti locali ecc) verso i cantieri così aperti, che li assorbirebbero, magari attraverso una corsia preferenziale.
Non fare le opere per evitare ruberie e corruzione. Si tratta di un’idiozia perché basta accentuare i controlli sui dirigenti che devono verificare le procedure: a campione, a saltare, sistematici, purché efficaci ed eseguiti da persone integerrime che non si fanno corrompere.
Basta con queste ignobili scuse per non fare. Ci vuole una classe dirigente, politica e burocratica – non importa se formata da giovani o anziani, da uomini o da donne – composta da persone oneste e capaci, che facciano funzionare tutti i meccanismi in maniera sufficiente e ottengano risultati senza dei quali qualunque lavoro è privo di significato.
Perché ciò accada è necessario il rispetto delle regole etiche, secondo le quali deve sempre prevalere l’interesse generale su quello privato, ognuno deve ricevere per quanto da, ogni capacità deve essere remunerata per le sue realizzazioni.
Regole semplici a enunciarsi, più difficili da osservarsi con puntualità e onore. Ma non c’è alternativa.