Certo, vi è la solita annosa questione della raccolta dei voti, che tradizionalmente in Sicilia è stata fatta col metodo clientelare. In altre parole la gente vota per favore e non per convinzione, col risultato di mandare all’Assemblea regionale una buona parte di consiglieri incapaci di fare i legislatori, e a Palazzo D’Orleans un presidente come gli ultimi che abbiamo avuto.
La capacità del presidente della Regione, della sua maggioranza e dell’Assemblea regionale si misura esclusivamente in base ai risultati e non alle promesse o alle vuote parole che tanti hanno l’abitudine di emettere per dare fiato alla bocca.
Tali risultati sono dati da alcuni indici inoppugnabili, quali: il Pil della Regione, il reddito pro capite, il tasso di disoccupazione (fra cui è rilevante quello giovanile), il tasso delle infrastrutture, la quantità di zone a rischio idrogeologico, il numero di immobili a rischio sismico, e via enumerando.
I candidati alla presidenza della Regione si dovranno impegnare, senza nascondersi, ad indicare agli elettori come intendano migliorare gli indici prima elencati, e di quanto, ed in quanto tempo, secondo un preciso cronoprogramma nei cinque anni (sessanta mesi) successivi alle elezioni.
I rumors parlano di due ottimi candidati. Giovanni La Via, presidente della commissione Ambiente, Sanitá pubblica e Sicurezza alimentare dell’Europarlamento, e Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università di Palermo. Sono due persone capaci che saprebbero affrontare le immani questioni che affliggono presidenza e Regione, circondandosi anche di collaboratori adeguati allo sforzo che si dovrebbe compiere, i quali dovrebbero essere capaci e onesti, requisiti non molto diffusi nella massima istituzione siciliana.
Come si vede, lo scenario è magmatico. Molto dipenderà dal risultato del referendum di domenica prossima. Però, i #CittadiniPerBene non possono e non debbono farsi condizionare dalle questioni nazionali per risolvere quelle nostre, perché se è vero, da un canto, che la Regione dipende molto dai trasferimenti statali, è anche vero, dall’altro, che ha a disposizione 12 mld dai fondi Ue ed un bilancio 2017 che il bravo Baccei sta modulando, privilegiando gli investimenti e diminuendo la spesa corrente.