PALERMO – La crisi dell’edilizia ha raggiunto livelli tali in Sicilia che davvero non salva più nessuno. Mentre lo scorso anno ancora si poteva scorgere qualche “isola felice” tra le nove province dell’Isola, quest’anno invece non esiste nemmeno il pur minimo appiglio per cercare un barlume di speranza.
L’ultimo grido d’allarme è arrivato dalla provincia di Ragusa dove le organizzazioni di categoria suonano molto più che un campanello d’allarme: “La nostra confederazione – commenta il presidente della Cna di Vittoria, Giuseppe Santocono – coglie forti segnali di preoccupazione tra le imprese associate”. In particolare ci si lamenta per via della eccessiva burocrazia e i tanti rallentamenti relativi al mondo dell’imprenditoria edile siciliana: “Sembra che costruire – aggiunge – sia diventata un’attività illegittima”. Il particolare riferimento è ai tanti cavilli ed ai blocchi a livello amministrativo che stano rallentando ed appesantendo dal punto di vista burocratico le procedure idonee ad ottenere le concessioni edilizie.
“Su questi temi di fondamentale importanza – aggiunge Giorgio Stracquadanio, responsabile organizzativo della Cna di Vittoria – è giunto il momento di avviare un confronto sereno e fattivo con l’Amministrazione comunale, senza polemiche e facili strumentalizzazioni”. Ma il territorio ragusano è solo l’ultimo dei tanti territori siciliani che stanno rimanendo strangolati da un’asfittica economia. Un crollo legato soprattutto alla crisi nera dell’edilizia. La Cisl siciliana proprio in questi giorni è salita in cattedra chiedendo a governo e parlamento regionale che “escano dal guscio e con un sussulto di responsabilità si adoperino perché Palazzo dei Normanni, come già fatto per il credito d’imposta, approvi all’unanimità il piano-casa così come uscito dall’accordo nazionale consacrato nella conferenza Stato-Regioni della scorsa primavera”.
L’ultimo bilancio è davvero pesante: la sola edilizia ha perso in Sicilia, secondo il sindacato, 28 mila posti di lavoro e, quanto al saldo natalità-mortalità delle imprese edili, il trend ha visto il +56 nel 2007, un -637 nel 2008 e un ulteriore -118 nei primi tre mesi del 2009. Ma se l’edilizia non riparte è l’intero treno dell’economia che resta al palo, rimarca la Cisl che dichiara che vigilerà con l’associazione di categoria della Filca affinchè la politica si muova. Pertanto, il sindacato rivendica pure il monitoraggio congiunto, tra Regione ed enti locali, per il via alle opere già appaltate, coperte da finanziamento e consegnate, sbloccando i vincoli e i veti della burocrazia. E il finanziamento, con una quota dei fondi Fesr, dei piccoli cantieri (sotto i cinque milioni) per il recupero e la riqualificazione di centri urbani e patrimonio artistico.
Tutta l’Ars richiamata alla responsabilità
La Cisl affonda ancora il colpo parlando della crisi dell’impresa nel settore edile: “Invitiamo – ha detto il segretario regionale Maurizio Bernava – maggioranza e opposizione, all’Ars, a decidere assieme una corsia preferenziale già nella sessione in corso a Sala d’Ercole. Perché ogni giorno che passa l’economia siciliana affonda di più, come rilevato anche da Bankitalia. L’approvazione immediata di un piano casa anti-abusivi e anti-sanatorie, come disegnato nell’intesa nazionale, avrebbe un impatto anti-crisi fortissimo in ragione della particolare natura trasversale che le attività edili esprimono nell’economia, con effetti diretti e indotti”.
A Trapani la situazione sta ancor più precipitando. Nel corso di una riunione si è parlato della grave crisi del comparto dell’edilizia, sia pubblica che privata, e le possibili iniziative da mettere in campo per uscire da questa situazione. Il presidente della Provincia, Mimmo Turano, si è impegnato a fare la sua parte: “In sede di variazioni di bilancio – dice – il consiglio provinciale deciderà se ci sono le condizioni per una immediata risposta alla richiesta di lavoro, soprattutto per le piccole imprese, anche se le risorse complessivamente a disposizione della manovra non sono certo molte: non vanno, infatti, oltre i 4 milioni di euro. Ma da fine gennaio in poi saranno messi in appalto altre opere per qualcosa come 30 milioni di euro”.