MESSINA – “Stiamo sentendo i membri dell’equipaggio poi riferiremo alla Procura. La dinamica verrà fuori dalla nostra inchiesta, al momento non possiamo fare congetture: dobbiamo essere cauti e valutare tutti gli elementi utili per far emergere la verità. Cercheremo al più presto di scoprire cosa è accaduto”. Lo afferma il comandante della Capitaneria di Porto di Messina, Nazareno Laganà, che sta conducendo le indagini sull’incidente avvenuto martedi pomeriggio a bordo della nave Sansovino che ha causato tre morti e sei feriti, due dei quali sono in gravi condizioni.
E intanto montano le polemiche per la mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro, e lo sbigottimento da parte delle famiglie delle vittime. “Non si può morire in questo modo. Erano evidentemente allo sbando, senza alcun controllo, nè sicurezza, non si possono abbandonare così al loro destino i propri lavoratori”. Queste le parole di Paolo Parisi, fratello di Santo, motorista di Terrasini, deceduto durante l’incidente. Lui e altri familiari delle vittime sono andati al Policlinico di Messina per il riconoscimento delle salme.
Anche Nino Natoli, suocero di Gaetano D’Ambra, 27 anni, di Lipari, sposato e padre di una bimba, secondo ufficiale, rincara la dose: “Non doveva essere li’, era un sottufficiale, ma veniva costantemente applicato a mansioni da operaio e manovalanza. Gli facevano svolgere compiti ai quali non era tenuto. Voleva andarsene presto, per venire a lavorare con me”.
“La tragedia di martedi – osserva l’ex ministro Gianpiero D’Alia, parlamentare messinese di Area popolare – ripropone il tema della sicurezza sul lavoro, tema sul quale non bisogna mai abbassare la guardia in un Paese, come il nostro, e in particolare in Sicilia, dove si continuano a registrare ogni anno un numero elevato di morti bianche. Spero – conclude – che le indagini interne, quelle degli inquirenti e delle forze dell’ordine possano fare chiarezza sui motivi di questa sciagura”.
“È necessario garantire sicurezza del lavoro e sul lavoro. La riforma costituzionale che i cittadini voteranno il prossimo 4 dicembre include tra le materie di esclusiva competenza dello Stato anche la tutela e sicurezza del lavoro, intese come impegno a creare posti di impiego stabili”. Queste le parole della vice presidente della commissione Lavoro alla Camera, Renata Polverini. “Ebbene la stabilità è un concetto che va interpretato non solo come rapporto regolato da contratto ma anche come certezza del luogo in cui si rimane per passione, necessità e dignità umana. – aggiunge – Purtroppo il bilancio sulle morti nei posti di lavoro, che ci aveva lasciato il 17 settembre con due tragiche notizie, è aumentato ieri pomeriggio contro ogni aspettativa, perché ogni volta ci ripetiamo che da quel momento in avanti l’impegno dovrà essere costante affinché si azzerino le morti sul lavoro. Il testo unico sulla salute e la sicurezza rimane sempre più spesso sulla carta, anche se sulla vicenda di Messina dovranno fare chiarezza le due inchieste aperte dalla Capitaneria di Porto e dalla Procura”.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’ispettorato del lavoro. “Una militarizzazione dei luoghi di lavoro con controlli presso ogni posto è assolutamente inimmaginabile. Sotto il profilo delle regole abbiamo tutto, quello che non funziona è la modalità applicativa”. Così ai microfoni del Gr3 Paolo Pennesi, direttore dell’Ispettorato del Lavoro del ministero del Lavoro. “È necessaria la formazione del personale – precisa Pennesi – soprattutto di quello che non in modo specifico è addetto a certe attività e deve essere perfettamente consapevole dei rischi che si possono avere entrando in certi ambiti lavorativi. Oltre il controllo ci vogliono procedure, una cultura della sicurezza, della formazione mi sembra la carta da giocare, evidentemente noi in Italia non siamo riusciti a farlo in modo adeguato e sufficiente”.