Sisma, alluvioni, frane: in Sicilia è allarme su tutti i fronti

PALERMO – Il rischio naturale non abbandona la Sicilia, infatti restano preoccupanti i valori relativi alla pericolosità sismica, idraulica e da frana. Tutti i numeri in materia nell’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Ispra presentato nelle scorse settimane.
Il nemico pubblico siciliano numero uno resta il rischio sismico che, pur non producendo eventi catastrofici, continua a far registrare la propria presenza. Nel 2015 si sono verificati quasi 2 mila eventi in tutto il Paese – non paragonabili a quelli che hanno investito il Centro Italia negli scorsi mesi – e “le zone maggiormente critiche – si legge nel report dell’Ispra –, per la presenza di faglie capaci (ossia in grado di produrre rotture o deformazioni significative in superficie o in prossimità di essa) sono la Calabria tirrenica, la Sicilia orientale, la catena appenninica Centro-meridionale e il Friuli-Venezia Giulia”. Del resto anche la distribuzione geografica degli eventi, come da tradizione, si colloca essenzialmente “lungo tutto l’arco appenninico, la Calabria, la Sicilia settentrionale e orientale e, in minor misura, lungo l’arco alpino”.
Un allarme da tenere ben in considerazione anche in relazione al patrimonio artistico siciliano.
Considerando che circa il 90% dei comuni isolani è censito nelle due più alte fasce di rischio, non stupisce affatto che la Sicilia sia al terzo posto nazionale tra le regioni con il più alto numero di beni esposti al rischio sismico. Ce ne sono ben 356, pari al 12% del totale nazionale. Si tratta del terzo dato nazionale dopo Calabria (409) e Campania (488).
La gamma del rischio naturale è tuttavia molto più ampia. Il quadro dei costi delle alluvioni, realizzato lo scorso 8 dicembre su queste pagine (“Alluvioni, costi ingenti per la Sicilia”), suggerisce la presenza di valori di rischio abbastanza consistenti. Nell’Isola un migliaio di kmq rientrano nelle tre fasce di rischio idraulico (258 kmq in quella più alta), con una particolare predisposizione per le province di Catania e Siracusa, che hanno registrato rispettivamente il 3,1 e il 3,2 della propria superficie nella fascia più elevata di rischio idraulico. Numeri preoccupanti che gravitano su circa 80 mila siciliani che restano esposti alle tre fasce di rischio (20mila nella prima), quasi 13 mila soltanto nel palermitano.
Anche gli eventi franosi non possono certo dirsi estranei all’insieme di pericoli che gravitano sulla Sicilia. A censirne il numero ci ha pensato l’Inventario dei fenomeni franosi in Italia realizzato dall’Ispra e dalle Regioni e Province autonome. In Italia, del resto, sono state registrate ben 600 mila delle 900 mila frane censite in tutta Europa nell’ultimo mezzo secolo. La Sicilia ha un indice di franosità pari al 4,8% (rapporto tra l’area in frana e l’area totale) e ha visto 24mila fenomeni di frana sul proprio territorio per una densità pari a 94/100kmq e un’area complessiva interessata pari a 1.234 kmq. Considerando le aree perimetrate nei Piani di assetto idrogeologico (pai), nell’Isola il 5,8% del territorio (1487,1 kmq) risulta censito con pericolosità da frana (234 kmq nella fascia (molto elevata). A livello regionale è Palermo a prendersi la fetta più sostanziosa (3,3%) del rischio sul proprio territorio. La popolazione siciliana residente in aree a pericolosità da frana ammonta complessivamente a 114.948 unità (2,3% del totale regionale) e ben 25mila si trovano nella fascia più elevata del rischio.
Anche i beni culturali nel mirino delle frane non sono pochi. Nell’Isola ne sono censiti complessivamente 7.994 e tra questi 662 (8,3% del totale) si trovano nelle varie fasce della pericolosità da frana.