Mediterraneo un mare di plastica

CATANIA - Si stima che sulla superficie degli oceani di tutto il mondo galleggiano circa 5.000 miliardi di frammenti grandi e piccoli di poliolefine (termine generico per indicare un gruppo di materie plastiche che comprende il polietilene e il polipropilene) e altre macromolecole di sintesi, tra cui alcuni  poliammidi  e il policaprolactone,  per un peso complessivo di 270.000 tonnellate. Un dato impressionante che è stato reso noto dallo scienziato Marcus Eriksen, direttore del 5 Gyres Institute di Santa Monica (California) e che ha allarmato l’UNEP, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite.
È stato stimato che dei 5.000 miliardi di frammenti, gli intervalli granulometrici sono così ripartiti: 1.830 miliardi di pezzi di plastica hanno dimensioni comprese tra 0,33 e 1 millimetri, per un peso totale di 7040 tonnellate; 3.020 miliardi di pezzi di plastica hanno dimensioni comprese tra 1 e 4,75 mm, per un peso complessivo di 28.500 tonnellate; 380 milioni di pezzi di plastica misurano tra 4,75 e 200 mm per un peso complessivo di 30.600 tonnellate. La parte rimanente, circa nove miliardi di pezzi, ha dimensioni superiori a venti centimetri per un peso complessivo di 202.800 tonnellate. Come si evince la maggior parte di tale montagna di plastica è costituita da piccoli frammenti inferiori a due millimetri. Un dato che preoccupa molto i biologi marini perché tali frammenti spesso finiscono negli organi interni di un numero sempre crescente di pesci causandone la morte. Purtroppo, tali minuscoli frammenti galleggiano anche in molte aree del Mediterraneo con concentrazioni tra le più alte al mondo.
Basti pensare che nel vortice subtropicale del Pacifico settentrionale nel 1999 sono stati stimati circa 335.000 frammenti di plastica per km2, mentre in Mediterraneo si parla di una media di circa 1,25 milioni. Nel tratto di mare tra la Toscana e la Corsica è stata rilevata la presenza di circa 10 kg di microplastiche per km2, contro i circa 2 kg presenti a largo delle coste occidentali della Sardegna e della Sicilia e lungo il tratto nord della costa pugliese.
Si tratta di un serio problema cui bisogna porre rimedio in tempi brevi per non stressare ancora di più l’ambiente marino che da più parti subisce insulti che determinano effetti deleteri, spesso irreversibili.