AGRIGENTO – Le società operanti nel settore dell’eolico all’attacco della provincia. Sono ben 4 le centrali (con 137 aerogeneratori) che dovrebbero nascere nel raggio di 30 chilometri, di cui una è già in fase di completamento. Decine e decine di pale saranno infilzate sulle alture di Sambuca di Sicilia, Sciacca e Caltabellotta.
A lanciare l’allarme è la sezione saccense di Italia nostra, che sta facendo di tutto per smuovere le coscienze a tutela del paesaggio. In territorio sambucese, i lavori per la realizzazione del parco eolico “Lago Arancio” sono a buon punto, tanto che è possibile vedere, anche da grandi distanze, i mastodontici aerogeneratori. In totale ne saranno piazzati 23 (ognuno alto 80 metri), insieme a una cabina di impianto e due torri anemometriche. Serviranno per produrre 46 megawatt di energia.
“È sconcertante – denunciano quelli di Italia nostra vedere tutto ciò a due passi dal lago Arancio, un’oasi naturalistica gestita dalla Lipu, del bosco della Resinata, delle gole della Tardara, un canyon scavato dal fiume Carboj, dei siti archeologici del Monte Arancio (tombe a forno) e della Sella Misilibesi”.
Il progetto, presentato dalla società Api Holding spa, è stato ugualmente autorizzato, in variante al piano regolatore, da parte dell’assessorato al Territorio e Ambiente con un decreto dell’8 marzo 2004. Sembrano pronte a cominciare, invece, a Caltabellotta, in contrada “Rocca Ficuzza”, le operazioni per la costruzione dell’omonima centrale eolica. Le strade per accedere in cima alla montagna sono già state create, il secondo passo, purtroppo, sarà quello di perforare il terreno per collocare i piloni.
La centrale, approvata con un decreto del 4 giugno 2003 dell’assessorato al Territorio e Ambiente, sarà composta da 35 aerogeneratori alti 80 metri ciascuno, da una cabina di impianto e da due torri anemometriche.
“Anche questo – attaccano da Italia nostra – è uno spazio con rilevanti elementi paesaggistici e ambientali, in prossimità di siti di importanza comunitaria e zone a protezione speciali e, colmo dei colmi, dell’area archeologica del Nadore”.
Chi c’è dietro questo intervento? Ancora una volta la Api Holding spa. Si tratta di una società del Gruppo Api, Anonima petroli italiana spa, storicamente impegnato nella raffinazione e la distribuzione di prodotti petroliferi (i distributori sono quelli con il marchio raffigurante un cavallo al galoppo) e da qualche anno entrato nel mercato delle energie rinnovabili. Più che di entrata si può parlare di invasione. Solo in Sicilia, in aggiunta alle due iniziative agrigentine, sta portando avanti altri due progetti analoghi: uno sui Nebrodi e l’altro nel peloritano.
Ma non è solo l’Api che si è messa in testa di deturpare il paesaggio agrigentino. A fargli compagnia c’è la società “Re wind srl” di Firenze, che ha presentato un progetto per un parco eolico – denominato “Cassero” – fra Sciacca e Caltabellotta. Un impianto altamente impattante. Si parla di 55 aereogeneratori, di cui 28 ricadenti nel territorio di Sciacca e i restanti 27 in quello di Caltabellotta, per un totale di 110 megawatt. I pali avranno un’altezza di 100 metri, mentre le eliche saranno larghe 46,25 metri. Anche in questo caso, secondo il direttivo saccense di Italia nostra, si sta trascurando il fatto che “il parco andrebbe a ricadere in zone antropizzate (Contrada Salinella) e sottoposte a vincolo idrogeologico e a interferire, specialmente nella parte sud-ovest della contrada Salinella, con aree a vincolo archeologico, tra cui la necropoli di Tranchina”.
Dunque, siamo a quota tre. Sul quarto parco eolico che dovrebbe sorgere su questa fetta di Sicilia ancora si hanno poche notizie. Si sa soltanto che un’altra ditta avrebbe depositato un progetto composto da 24 aerogeneratori al Comune di Sciacca. Gli occhi degli sfruttatori sarebbero puntati ancora una volta sulla gettonatissima Contrada Cassero.
L’accusa. Troppo silenzio da parte della politica
SCIACCA (AG) – “Il nostro paesaggio è diventato un luogo di saccheggio sistematico e programmato da parte di interessi speculativi che, dietro una parvenza ambientalista, non si fanno scrupoli a distruggere una storia, una cultura e le speranze che questa territorio sta costruendo in ambito turistico”. Questo il monito che arriva dalla locale sezione di Italia nostra, i cui membri si dicono stupiti per il silenzio di buona parte delle forze politiche (ma la Giunta comunale saccense ha già fatto ricorso) e delle associazioni. “Per vincere questa battaglia – aggiungono da Italia Nostra – occorre che tutti pretendano dal legislatore regole certe”. Per il presidente Calogero Segreto e soci è necessario “riscrivere una legge in sintonia con le vocazioni delle realtà locali per eliminare l’attuale imbroglio legislativo che attribuisce all’impianto eolico una funzione di pubblico interesse e pubblica utilità e che determina sviluppi occupazionali”. (ap)