Sette terremoti negli ultimi cinque anni, il crollo del lungarno Torrigiani a Firenze, l’alluvione di fine novembre 2016 tra Liguria e Piemonte e molti altri eventi di questo genere dimostrano la fragilità del nostro territorio. Le bombe d’acqua fanno lievitare il livello dei fiumi, i cui argini non sono adeguati; la caduta abbondante di neve blocca i territori ove essa cade, isolando cittadini e creando danni agli agricoltori e a tutte le imprese dei territori. A ogni evento meteorologico corrisponde spesso un disastro annunciato.
La fotografia è chiara e incontrovertibile. Dalla nascita della Repubblica, nessuno dei 64 Governi in carica è stato capace di porre rimedi strutturali in due modi: facendo le necessarie opere sul territorio e approvando una legge che obbligasse cittadini, imprese ed Enti territoriali a sottoscrivere contratti di assicurazione contro i cataclismi.
In altri termini, tale legge dovrebbe essere analoga a quella per la Rc auto (L. 990/1969) in modo che tutto il problema dei risarcimenti venga risolto in un’unica soluzione, in quanto a provvedere sarebbero le compagnie di assicurazione e non più lo Stato che, ripetiamo, non ha risorse né capacità per affrontare il dopo cataclisma.
Per la verità, è stato depositato al Senato il Ddl 881 sull’assicurazione obbligatoria contro i cataclismi, ma esso è rimasto lettera morta fin dal 2013. Qualcuno ha spiegato che non si vorrebbe approvare per non dare un vantaggio alle compagnie di assicurazione, ma è una spiegazione stupida. Perché non si tratta di dare vantaggi alle compagnie, ma a cittadini e imprese. Le assicurazioni percepirebbero un premio adeguato ai rischi assunti. Per valutarne la congruità vi è l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass).
Sembra l’uovo di Colombo, come tutte le cose di buonsenso, ma nel nostro Paese azioni di buonsenso se ne fanno poche, perché si preferiscono quelle che servono alle lobby e ai privilegiati.
È la solita storia secondo la quale i responsabili delle istituzioni non si preoccupano dell’interesse generale, ma dell’interesse privato di questo o quel gruppo, con il solo scopo di attirare consenso elettorale, cioè voti.
Non sembri inutile richiamare la responsabilità delle istituzioni. Sono proprio loro che hanno il dovere di trovare le soluzioni idonee a risolverli. Ma ci vogliono capacità, onestà e spirito di servizio.