Per la verità, la facoltà di chiedere il controllo preventivo dovrebbe essere concessa a tutte le imprese anche con fatturati minimi perché esse possano operare con tutta tranquillità, senza temere gli strali di chi con un controllo successivo, magari a distanza di anni, può stravolgere i loro conti economici.
Peraltro la collaborazione fra investigatori e imprese investigate è prevista dal rito amministrativo, secondo il quale chi verifica ha l’obbligo di chiedere chiarimenti e informazioni dal verificato, in modo da chiarire aspetti non evidenti, per evitare inutili contestazioni che intasano le commissioni tributarie e i Tar.
Va da sè che chi è in malafede, chi evade le imposte, chi si appropria dell’Iva sugli acquisti senza riversarla allo Stato, non ha alcun interesse a chiedere la cooperative compliance. Questo è il punto.
La pubblica amministrazione controllante, sia nel settore della previdenza, che in quello fiscale, e nel terzo non meno importante settore dei contributi pubblici, dovrebbe essere disponibile alla collaborazione preventiva per poi intervenire con vigore nei confronti dei cittadini disonesti: tali sono infatti quelli che evadono imposte e contributi.
Chi controlla ha l’obbligo etico di cercare la verità, non di colpire indiscriminatamente i soggetti controllati. La capacità degli investigatori è quella di fare emergere sempre e comunque i fatti veri. Essi vengono denominati, “sbirri”, termine negativo, quando non cercano la verità, ma se ne immaginano una a loro uso e consumo, anche per fini di carriera.
In una società civile le Istituzioni non devono essere viste come nemiche o come soggetti vessatori, ma come soggetti capaci di diffondere nella comunità equità e giustizia. Quindi per primi devono essere capaci di equanimità.
È auspicabile che la cooperative compliance si estenda sempre di più scendendo nella piramide verso il basso a qualunque soggetto chieda il controllo preventivo. In questo nuovo clima, chi ha l’onere di controllare la buona fede dei percettori di contributi o di riscuotere imposte e contributi previdenziali a favore dello Stato, deve essere visto come chi esercita il proprio dovere e non come chi usa prepotenza.