Potenzialità dei diversamente abili valorizzate dal mondo della scuola

“L’inserimento e l’integrazione sociale della persona handicappata si realizzano mediante… misure atte a favorire la piena integrazione nel mondo del lavoro, in forma individuale o associata”. L’articolo di questo mese si apre citando la legge 104 del 1992: una norma italiana ai vertici mondiali della legislazione, posta a garanzia delle persone disabili e delle loro famiglie.
Tuttavia l’impianto normativo derivato presenta ancora degli snodi burocratici che meriterebbero maggiore attenzione, soprattutto per favorire la concreta attuazione dei diritti di cittadinanza attraverso lo snellimento delle procedure amministrative.
Nel campo dell’inserimento nel lavoro, per esempio, le garanzie sfumano perché il “collocamento mirato” si è fermato a indicare le percentuali di assunzioni nelle aziende, trascurando l’aspetto pregnante delle “potenzialità del soggetto disabile”. Invece, dietro la definizione di disabilità vi è una miriade di sfaccettature che comportano la personalizzazione attenta degli interventi, cosa non semplice da effettuare nel poco tempo del colloquio presso un Centro per l’impiego. Inoltre, spesso, non si ha piena consapevolezza – nemmeno in famiglia – di quanto possa svolgere in ambito lavorativo una persona disabile.
Per quanto possa sembrare paradossale, non è la famiglia che può essere sempre in grado di apprezzare le “potenzialità del soggetto disabile”, bensì la Scuola, che prende in carico l’alunno e, attraverso una serie di individualizzazioni e personalizzazioni dei percorsi formativi, ha la capacità di declinare con puntuale precisione quali compiti l’allievo può svolgere in termini di abilità e conoscenze.
L’alunno disabile è accompagnato passo-passo da diversi documenti, sanitari e didattici, attraverso i quali si misura e si adatta il percorso scolastico, analizzando in modo incisivo non solo i progressi scolastici, ma anche quelli cognitivi e relazionali.
Utilizzando queste osservazioni, in particolare per le qualifiche professionali, il passo da compiere è di estrema semplicità e di facile realizzazione: basterebbe che le Scuole professionali venissero autorizzate a compilare, all’atto del rilascio della qualifica, un “Attestato di competenze professionali”, specificando le competenze – declinate in abilità e conoscenze – afferenti alla qualifica professionale e definite nel “Repertorio Regionale dei Profili Professionali” di cui le Regioni si sono dotate da tempo.
Si tratterrebbe di una modestissima incombenza per la commissione dell’esame di qualifica, ma di una grande facilitazione per la persona disabile che potrebbe agevolmente dimostrare tutte le proprie potenzialità.