Sarebbe stato valutato che il tempo medio di correzione di ogni singolo elaborato si aggirava sempre intorno ai 2 minuti e 30 secondi, insufficienti per compiti composti di 8 o 10 facciate. Vi sono state altre irregolarità eccepite da concorrenti non vincitori né dichiarati idonei. Gli stessi hanno proposto ricorso al Tar, ricorso rigettato. Ulteriore appello al Consiglio di giustizia amministrativa ha sortito la decisione 477/09 di segno opposto.
Il Cga ha annullato il concorso e ordinato che venisse ripetuto. Duecento vincitori del concorso annullato più 226 idonei si sono trovati di botto sbalzati di sella e, anziché fare il mea culpa, hanno tentato di farsi rappresentare da parlamentari siciliani perché mettessero una pezza all’incredibile vicenda.
Colpo di bacchetta magica, viene presentato un emendamento alla legge sui precari che viene portato alla firma del Presidente della Repubblica. Napolitano non accetta questa sanatoria e firma la legge a condizione che il governo abroghi l’articolo relativo agli ex presidi. Così è infatti. Il governo, con decreto legge, approvato in Consiglio dei ministri venerdì 27 novembre e immediatamente pubblicato sulla Guri, taglia l’articolo incriminato. Immediatamente dopo la decisione del Cga ridiventa esecutiva.
Insomma, il merito non si vuole fare prevalere da nessuna parte. Il che tiene inchiodato il nostro Paese, ma soprattutto il Mezzogiorno, in una condizione di non competitività perché, quando la classe dirigente è formata da persone non adeguate alla responsabilità che assumono, tutto il personale a essa affidato non può che vagare nella prateria dell’inconcludenza.
Diciamolo francamente: l’impasse della Pa è massimamente responsabilità dei dirigenti i quali, quando sono capaci professionalmente e vogliono imporre un modello organizzativo efficiente, sono avversati dalla politica; in caso opposto, essendo deficienti delle materie professionali necessarie per dirigere, si appoggiano alla politica cattiva per non essere rimossi.
Ce la farà Brunetta a ribaltare l’attuale situazione nella quale si trovano i 3,5 milioni di dipendenti pubblici? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che il compito è difficilissimo se non disperato. Però bisogna aiutare il ministro sulla giusta strada che mette al primo posto merito e responsabilità.