PALERMO – La forza dell’economia italiana si basa molto su quel che si è in grado di esportare all’estero. Secondo l’ultimo aggiornamento del Ministero dello Sviluppo economico, i prodotti principalmente venduti al di fuori dei confini italiani, tra gennaio e ottobre 2016, sono stati le macchine di impiego generale, come forni, sistemi di riscaldamento, apparecchi di sollevamento e movimentazione, che costituiscono il 10,9% del totale delle esportazioni. Anche gli autoveicoli costituiscono una fetta non indifferente delle esportazioni italiane, pari al 5,1%. Seguono le macchine per impieghi speciali (4,7%), i medicinali e preparati farmaceutici (4,5%) e gli articoli di abbigliamento (3,9%). Un made in Italy che funziona, vista la rilevanza delle percentuali.
Tuttavia, non tutte le regioni sono in grado di esportare alla stessa maniera. La Sicilia, per esempio, presenta un valore molto basso di esportazioni, risultando uno dei territori più immobili. Le statistiche del Mise mettono a disposizione una graduatoria delle regioni esportatrici italiane, dove al primo posto figura la Lombardia, con il 26,9% del totale delle esportazioni di tutto il Paese, effettuate tra gennaio e ottobre 2016, il cui valore è pari a 82,7 miliardi di euro.
In tale classifica, la Sicilia è solo quattordicesima. Nella nostra Isola, infatti, le esportazioni si attestano a un misero 1,7%, e il valore è pari a 5,1 miliardi di euro. Peggio della Sicilia fanno altre regioni del Sud, come la Basilicata, dove le esportazioni, nel periodo preso in considerazione, sono state l’1,1% del totale, per un valore pari a 3,3 miliardi. In Umbria, Molise e Valle D’Aosta, invece, si parla di un contenutissimo 0,1%, con valori che si aggirano intorno ai 400 milioni di euro.
Dall’altra parte della classifica, solo regioni settentrionali. In Toscana, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, le esportazioni superano ampiamente il 10% del totale, raggiungendo valori che vanno oltre i 32 miliardi di euro in ciascun territorio.
Come se non bastasse, tornando a concentrarci sulla Sicilia, la tendenza risulta in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando le esportazioni si attestavano al 2,1% del totale. Più alto, ovviamente, era anche il valore delle esportazioni, che si attestava a 6,5 miliardi di euro. Andando più a ritroso nel tempo, poi, si constata che il peggioramento è stato costante e considerevole. Nel 2013, infatti, la nostra Isola ha fatto registrare il 2,9% delle esportazioni, che si sono tradotte in un valore di 11,2 miliardi. Praticamente il doppio dell’ultimo risultato.
Non è un caso che, nella graduatoria delle maggiori 30 province esportatrici d’Italia, stilata sempre dal Mise, non figura nessuna provincia siciliana. L’unica città del Sud presente nella classifica è Napoli, mentre tutte le altre sono province del Centro o del Nord. In altre parole, le città del Sud, comprese le siciliane, non rientrano nella classifica poiché non hanno raggiunto la soglia minima dell’1% di export, e il valore delle esportazioni non ha superato i 3 miliardi di euro. Insomma, un’economia in stallo, che anzi peggiora considerevolmente di giorno in giorno.