Tutela degli associati e dialogo sul Piano Casa

PALERMO – Potrebbe dirci quali sono gli scopi e le attività svolte da Confartigianato?
“Confartigianato imprese è un’organizzazione autonoma nata nel 1946, che si fonda sostanzialmente sul principio della libera adesione. Io sono ilpresidente per la Sicilia da due mesi. Le varie componenti dell’imprenditoria artigiana e le piccole imprese appartenenti ai numerosi settori di attività che vi aderiscono, in essa trovano non solo una fonte d’informazione, ma rappresentanza degli interessi generali e comuni e un rapporto con le controparti negoziali e con le Istituzioni. Il suo tratto costitutivo è dunque quello di dare voce a coloro che fanno parte del campo dell’imprenditoria artigiana, proiettando la loro attività verso le nuove opportunità di sviluppo, di crescita e di competizione dettate dall’evoluzione dei mercati, promuovendo i processi organizzativi e aggregativi, quale parte attiva di una vasta rete di istituzioni pubbliche e private a livello territoriale, nazionale e internazionale".
A quante imprese sovraintende?
“Rappresentiamo 15 mila imprese in Sicilia e circa 300 mila nel resto del territorio. Siamo presenti in tutte le provincie attraverso le varie sezioni. Ad esempio Palermo e Messina contano due associazioni a testa. Chiaramente le imprese facenti parte di Confartigianato sono medio piccole e devono necessariamente contare non più di 15 dipendenti. Abbiamo una buona rappresentanza di artigianato tradizionale che si occupa di curare le materie tipiche dell’isola e di preservare la nostra cultura manifatturiera. Per definirsi artigiana un’impresa svolge il proprio lavoro utilizzando attrezzi, macchinari e materie prime per la produzione o la trasformazione di determinati oggetti. In tal senso anche una software house che produce microchip può definirsi un’impresa artigiana".
Visto il suo curriculum lei ha una grande esperienza nel settore. Quali sono i problemi più gravi che affliggono le categorie artigiane e cosa pensate di fare nei limiti delle vostre possibilità?
“Al primo posto c’è sicuramente la crisi economica, che secondo l’erroneo parere di molti sta volgendo al termine visti i sintomi di ripresa. La realtà è un’altra. Non solo da noi la crisi non è finita e affligge la nostra Regione da svariati anni per le cause che tutti conosciamo, ma rischia di aggravarsi ulteriormente nel 2010. Da noi non ci sono le grandi industrie del Nord, che nonostante la crisi grazie alla ripresa del mercato internazionale mostrano segnali di ripresa visto l’aumento delle esportazioni. Noi non abbiamo questo vantaggio, dato che la nostra economia si basa soprattutto sullo sviluppo del settore dell’edilizia e dell’agricoltura. Da un paio di mesi stiamo facendo pressione sul Governo regionale affinché si decida a sbloccare il famoso Piano casa".
 
Il progetto nazionale che adesso dovrebbe essere implementato dalla Regione Siciliana, secondo lei potrebbe funzionare?
“Mettendo qualche paletto in più potrebbe funzionare. In particolare occorre riconsiderare i centri storici e valutare l’impatto che questo Piano può avere sulle numerose costruzioni abusive tanto diffuse in Sicilia. Abbiamo mandato diversi documenti alla presidenza della Regione e stiamo cercando di fissare degli incontri con i vari assessori e capi gruppo dell’Ars per rivalutare i punti del programma. Grazie al piano casa si potrebbe dare nuovo impulso alle economie siciliane. Rivolgendoci ai privati di fatto non si andrebbe ad intaccare il già precario bilancio della Regione. In pratica si creerebbero numerose occasioni di lavoro, ponendo fine alle attese dei disoccupati. Per cui non dare credito ad un’occasione del genere, significherebbe incrementare la crisi della nostra economia. Non dobbiamo dunque lasciarci prendere dall’entusiasmo degli annunci che procurano voti ai nostri politici, ma dobbiamo agire di conseguenza e rispettare le promesse fatte agli elettori. La Sicilia va male proprio per questo motivo, tra le tante chiacchiere nessuno prende poi l’iniziativa per attuare i programmi".



Ancora in attesa dal 2003 dei contributi di interesse per i Consorzi fidi

Come si traduce questa “politica degli annunci” del Governo Lombardo per la vostra organizzazione?
“La nostra organizzazione aspetta ancora i contributi di interesse del 2003 per i consorzi fidi. Dunque il contante per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti destinati alla sopravvivenza delle stesse e allo sviluppo delle attività economiche e produttive non c’è. Ad oggi, la Regione Siciliana è indebitata nei nostri confronti per svariati milioni di euro e la situazione tende a peggiorare. Purtroppo la politica siciliana nei confronti delle piccole e medie imprese è sempre stata carente. Se si continua a seguire la politica dell’assistenzialismo, non si faranno passi avanti e le differenze tra nord e sud si accentueranno sempre più".
Quali sono i consorzi fidi attivati da voi?
“Come Confartigianato abbiamo tre consorzi fidi. Il primo è Federfidi Sicilia, poi abbiamo Credimpresa che fornisce alle banche una garanzia su ogni singolo finanziamento concesso alle imprese associate che possono beneficiare anche di tassi di interesse sensibilmente inferiori a quelli che venivano applicati sul mercato, ed infine abbiamo Eurofidi , una società consortile di garanzia collettiva fidi che può prestare i propri servizi esclusivamente ai soci. L’adesione è il presupposto principale sul quale si basa il rapporto tra i consorzi fidi e il proprio mercato di riferimento. Ai soci è garantita una costante assistenza nel loro percorso di ricerca delle risorse finanziarie necessarie per crescere ed espandersi".