Da parte di molti membri dell’Ue vi è stata una sollevazione contro il cosiddetto rigore dei conti, cioè la tenuta dei conti in ordine. Molti Stati, soprattutto quelli meridionali, come Francia e Italia, spingono per fare aumentare il disavanzo annuale, che tradotto significa aumento dell’indebitamento, cioè aumento di quelle cambiali che sono i bond del debito sovrano. Con ciò caricando le future generazioni dell’enorme macigno di debito pubblico, come quello italiano che è aumentato dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 di 47,8 mld, portando il rapporto fra debito e Pil nominale a 135,5%, secondo solo a quello della Grecia.
Ma la nazione ellenica è di fatto commissariata tanto che il proprio governo, presieduto da Alexīs Tsipras, non può muovere foglia se la Troika (Ue, Bce e Fmi) presente ad Atene non l’approva.
Si può coniugare la crescita con la tenuta regolare dei conti? Sicuramente. Come? Tagliando la spesa pubblica corrente, nella quale si annidano corruzione, inefficienza e inefficacia, e girando il risparmio alla spesa pubblica per investimenti e alla diminuzione del debito sovrano. La soluzione è nota, ma molti governanti non la adottano perché dovrebbero tagliare i privilegi e quindi il consenso elettorale.
La seconda questione, quella relativa ai conti, è tenuta quasi in naftalina, perché la Commissione ha preoccupazione di riflessi al proprio interno. Cosicché lo sforamento dello 0,2 per cento proposto dall’Italia viene contrastato in modo blando, ma anche i deficit ben maggiori di Spagna e Francia, tenuti sotto osservazione, non sono sanzionati con la procedura d’infrazione.
La Commissione Ue dovrebbe entrare nell’ordine di idee di separare in modo evidente la spesa pubblica per investimenti da quella corrente. Su quest’ultima, in rapporto al Pil non dovrebbe avere alcuna elasticità; sulla prima, importante leva di sviluppo e occupazione, invece, potrebbe consentire una espansione, anche aumentando l’indebitamento. In poche parole l’attuazione della teoria economica keynesiana.
Non sembra alle viste l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti di Italia, Francia e Spagna. Tuttavia il nostro Paese deve stare attento anche perché non può ignorare l’art. 84 della Costituzione che impone il pareggio di bilancio: un’utopia?