Ricordiamo l’azione positiva che ha esercitato la Consip Spa, interamente controllata dal Mef, e cioè avere calmierato i prezzi di acquisto di beni e servizi da parte delle Pubbliche amministrazioni e di essersi posta essa stessa come Ente intermedio per gli acquisti, tanto che dichiara un valore della produzione di 41 milioni (anno 2015). Con la conseguenza che vi è stata anche un’armonizzazione dei prezzi, per cui un oggetto o un servizio costerebbe ugualmente se comprato a Brescia piuttosto che a Reggio Calabria.
La legge in esame prevede un’armonizzazione analoga per quanto riguarda i costi degli Enti locali, che quindi dovrebbero essere conformi in tutta Italia.
No, non in tutta Italia, ma cioè solo nelle 15 regioni a Statuto ordinario, perché quelle a Statuto speciale restano immuni a un tentativo di imbrigliare i costi, per cui ognuna va per conto proprio e genera quello stridente contrasto di medesime voci di costi con differenze notevoli da una regione all’altra. Su di esse, la Legge delega e il Dlgs citati, nonché qualunque successivo provvedimento, non hanno alcun effetto.
Con una successiva inchiesta, cercheremo di delineare il quadro di riferimento e le eventuali iniziative che la Regione siciliana intenda attuare per capire quali siano i costi standard dei 390 Comuni siciliani, nonché delle tre Città Metropolitane e dei futuri nascenti Liberi Consorzi.
Perché è necessario determinare i costi standard? Lo abbiamo già scritto: perché in tal modo possono essere quantificati i fabbisogni standard, cioè le entrate che devono finanziare le uscite. Come è noto, sempre la legge 42/2009 ha introdotto nella contabilità degli Enti locali, compresa quella delle Regioni a statuto speciale, il principio di competenza, che rappresenta un filtro rispetto a entrate e uscite che si registrano con il metodo del principio di cassa, con la conseguenza che non si verificheranno più i cosiddetti debiti fuori bilancio.
Razionalizzare l’amministrazione degli Enti locali, fissare quali siano i costi indispensabili, seppur ridotti all’osso, determinare le entrate necessarie a sopperire tali costi, cioè i fabbisogni, è un modello che stenta ad entrare negli Enti locali, dove l’inefficienza regna sovrana.
Ma è necessario che si vada verso questo traguardo, il quale però non è alle viste.