Tutti i sogni di Copenhagen infranti dalle raffinerie siciliane

PALERMO – Un triste pensiero corre da Palermo a Copenaghen nei giorni del vertice mondiale del clima, visto che la Sicilia, nella sua piccola realtà, si trova in una situazione allarmante sotto il profilo ambientale.
Si è aperto il 7 dicembre scorso l’attesissimo vertice Onu di Copenhagen sul clima. Dato per morto prima ancora di cominciare per l’opposizione ferrea di alcuni dei cosiddetti paesi neo emettitori spalleggiati dai dubbi a stelle e strisce circa le riduzioni forzate di Co2, il vertice in questi giorni sta comunque dimostrando che l’unico modo per calmare i nuovi giganti delle emissioni sono i contributi economici, circa 300 miliardi sono infatti le cifre richieste per rimodellare lo sviluppo di quei paesi verso un sentiero sostenibile.
I cambiamenti urgono in fretta in quanto, se la media delle emissioni resterà tale, e pare che in Cina nel 2020 toccherà l’apice, secondo alcuni report del Wto e dell’Unep (il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite), si correrà il rischio del 50% di diminuzione della produttività agricola. La crisi in questo senso ha dato una mano all’ambiente, previsto un calo del 9% per il 2012, ma l’effetto temporaneo passerà e tornare al ritmo precrisi potrebbe avere effetti assolutamente catastrofici. In questa convulsa fase postKyoto si addensano metaforicamente e concretamente tante nubi, mentre la responsabilità sul contenimento delle emissioni, che certamente deve essere attestata dai grandi impegni mondiali, ha però bisogno di trovare concretezza nelle piccole pratiche quotidiane e poi a passi graduali nelle realtà comunali e regionali di tutti paesi.
In Italia, la Sicilia non ci fa certo la sua bella figura sebbene ci siano diversi fattori, anche le ultime dichiarazioni di Lombardo, che lasciano intravede la possibilità di futuro più verde e meno colorato di idrocarburi. Secondo l’ultimo rapporto Ambiente Italia di Legambiente sulle politiche energetiche in Italia a proposito delle emissioni di Co2 il primato assoluto spetta alla Lombardia che arriva quota 16% del totale seguita a ruota dalla Sicilia, dal Veneto e dalla Puglia che toccano quota 10%. Intanto dalla Regione si attende ancora l’aggiornamento dei dati sulle emissioni, ferme al 2005, ma le cifre che attualmente risultano non sono affatto esaltanti.
Secondo una recente inchiesta del Quotidiano di Sicilia le emissioni isolane, il 10% delle italiane, sono dovute per il 73% agli impianti di combustione nell’industria dell’energia e della trasformazione delle fonti energetiche, che ammontano a più di 58.000 tonnellate l’anno, ed ai processi senza combustione che arrivano ad oltre 16.400 tonnellate e 20% del totale. Andando nel dettaglio delle industrie più inquinanti, cioè quelle che pur restando nei limiti di legge superano quota 1000 tonnellate di emissioni in atmosfera, troviamo  la Raffineria di Gela, Edipower Centrale Termoelettrica di San Filippo del Mela, Enel – Centrale di Porto Empedocle, Enel – Centrale Ettore Majorana, Raffineria di Milazzo, Erg (Impianto Sud), Isab Energy, Erg Raffineria Mediterranea Impianto Sud Impianto Nord, Esso italiana Raffineria di Augusta, Enel – Centrale Termoelettrica di Augusta.
 

 
La legislazione severa è arrivata troppo tardi
 
PALERMO – La legislazione più severa degli ultimi tempi sembra stia in qualche maniera limitando le emissioni dell’industria pesante isolana, ma in alcuni casi gran parte del danno è già stato fatto e non basta ripulire, soprattutto se poi, come ha dichiarato il Ministro Stefania Prestigiacomo, si vuol ritornare in quei luoghi con le medesime imprese che già tanto danno hanno recato.
“L’implementazione della legislazione – ha spiegato Enzo Parisi, Legambiente Sicilia – ha avviato una tendenza alla diminuzione dell’inquinamento attraverso un diverso utilizzo del combustibile. Tuttavia se alcuni dati sembrano migliorare è anche vero che ci sono delle zone gravemente contaminate e forse irrimediabilmente compromesse come le falde acquifere della zona di Priolo”. Passati dieci dall’istituzione dei primi SIN (Siti d’importanza nazionale) le bonifiche ancora arranco nel nulla, come confermano il Ministero e Confindustria. Intanto nell’isola sembra muoversi qualcosa in quanto Lombardo, in una recente seduta all’Ars, ha ribadito di voler puntare sulle Pmi e sul ruolo delle famiglie per lanciare un modello di sviluppo che passi dall’energia verde, attestando che tutto quello che si poteva fare per la grande industria è stato già fatto.