Lo scorso 21 giugno si è celebrato il 247° anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, recentemente denominata Polizia economico-finanziaria.
Dispiace che la ricorrenza abbia avuto poco rimbalzo su carta stampata, radio e televisioni; quasi niente sui media sociali.
I cittadini pensano alla Guardia di Finanza come a un corpo di controllori, con la conseguenza che guardano i componenti con diffidenza. Invece, dovrebbero sapere che gli oltre sessantamila cittadini con le stellette che la compongono tutelano i bravi contribuenti.
Infatti, chi paga regolarmente tutte le imposte e i contributi previdenziali non ha nulla da temere dai finanzieri, anche perché essi prima di andare a effettuare le doverose verifiche e gli opportuni controlli, fanno esami preventivi del soggetto da valutare, per evidenziarne l’eventuale pericolosità fiscale.
È inutile, ritiene la Guardia di Finanza, andare a fare controlli su chi è presumibilmente in regola o comunque potrebbe fare minuscole evasioni.
Ricordo il forum, pubblicato nel 2009 e realizzato a Roma con il Comandante generale della Guardia di Finanza, Cosimo D’Arrigo. Durante quel cordiale incontro mi ha sottolineato quanto precede, per cui ho maturato il mio convincimento positivo sull’attività del Corpo.
Intendiamoci, in ogni famiglia ci possono essere alcune persone che non si comportano in aderenza alle regole etiche, anche perché le tentazioni sono forti. Infatti un sottufficiale che effettua verifiche per milioni o decine di milioni di euro, potrebbe anche avere uno stipendio inferiore a duemila euro. Tuttavia le pecore nere sono pochissime e il Corpo si autodepura dai carrieristi o eventualmente da chi viola la legge.
La Guardia di Finanza ha un improbo compito: scoprire gli evasori che non pagano allo Stato – secondo una stima comune – intorno a cento miliardi l’anno, di cui ne portano a casa fra quindici e venti. Ma come potrete rilevare, la parte che resta occulta è enorme.
Ecco perché occorrerebbe che il Corpo fosse potenziato con l’ampliamento delle Scuole Ufficiali e Sottufficiali. La formazione dev’essere continua.
Gli evasori votano e ne sanno una più del diavolo. Mettono in atto marchingegni perversi per “fottere” la Guardia di Finanza, per cui essa deve continuamente aguzzare l’ingegno, in modo da scoprire i reati commessi da costoro.
Vi è un grande supporto digitale per questa ricerca, perché ormai l’accesso ai conti bancari e titoli, il rilevamento delle dichiarazioni dei redditi da comparare al tenore di vita e al possesso di immobili, i mezzi tecnologici come Trojan e rilevamenti informatici, televisivi e auditivi, aiutano molto a scoprire i cittadini scorretti.
Però tutto ciò non basta. Occorre infatti una riforma profonda delle leggi che regolano il Fisco, che partono da oltre cinquant’anni fa. Tale riforma dovrebbe avere una fortissima semplificazione relativa alle forme di pagamento, nonché uno stringente controllo su tutti gli atti che compiono i cittadini. In questo quadro, la spinta a usare la moneta elettronica dello scorso Governo è stata felice, anche se non ha ottenuto i risultati auspicati.
Chi ancora utilizza i contanti per le proprie entrate e uscite, se cittadino o se imprenditore, ha qualcosa da nascondere, mentre è molto più comodo utilizzare i bonifici in entrata e in uscita; costano pochissimo e non presentano alcun rischio di eventuali furti.
La riforma dovrebbe anche prevedere pene più severe per gli evasori, a fronte di maggiori automatismi con i quali i contribuenti avrebbero più libertà d’azione, ma, se colti in fallo, dovrebbero finire in galera, non ai domiciliari, ed essere giudicati per direttissima.
La piaga dell’evasione non è più sopportabile per un Paese moderno che ha la necessità di far crescere il Pil e bloccare l’aumento del debito pubblico, arrivato a 2.680 miliardi al 30 aprile scorso.
Fiducia dunque alla Guardia di Finanza, di cui noi siamo estimatori, invitando i lettori e i cittadini a riflettere come il buon contribuente non può che essere favorevole all’azione del Corpo che vuole snidare i cattivi cittadini.