A questo punto, la sua legittimazione a guidare il Pd verrebbe confermata e si potrà guardare alla legge elettorale, cioè l’Italicum, ormai certificata dalla Corte costituzionale. Peccato che sia stato cassato il ballottaggio che avrebbe consentito al partito vincente al secondo turno, di essere consacrato dalla metà più uno degli elettori.
Pur essendo monco del ballottaggio, l’Italicum è una buona legge e quindi è proponibile il suo modello anche al Senato seppure con opportuni aggiustamenti, perché l’articolo 57 della Costituzione prevede che le elezioni debbano essere su base regionale.
La questione della legge elettorale è primaria perché consente la formazione di maggioranze che possono governare o di maggioranze frazionate che, come quella di Romano Prodi, si sbriciolò fra mille interessi spesso contrapposti.
L’Italia ha bisogno di governabilità. Coloro che continuano a fantasticare sui larghi consensi sono contro gli italiani perché “larghi consensi” vuol dire impossibilità pratica di mantenere la rotta dello sviluppo, in quanto la famelicità e gli interessi privati dei vari “soci” finiscono col prevalere sull’interesse generale.
Fatta in tempi rapidi la legge elettorale, bisogna decidere quando votare. Prima si vota e meglio è. Anche per evitare che scattino i privilegi dei parlamentari, che non si riescono a cancellare nonostante ormai il popolo lo reclami a voce alta .
Settembre o ottobre sarebbero due periodi buoni, anche se sembra che il Presidente della Repubblica non intenda accorciare di qualche mese la corrente legislatura.
In ogni caso, bisogna essere pronti al cambio di marcia, anche perché la legge di Stabilità 2018, che dovrà essere varata entro il 15 ottobre ed inviata a Bruxelles, dovrà eliminare le clausole di salvaguardia da 20 miliardi relative all’Iva nonché immettere risorse per spingere la crescita di Pil e occupazione.
Non potendosi indebitare ulteriormente, i prossimi governo e maggioranza dovranno effettuare tagli impopolari alla spesa corrente, cattiva ed improduttiva, che tradotto significa tagliare privilegi. Però, sono proprio i privilegiati quelli che hanno cinghie di trasmissione in Parlamento e potere di lobbying che li salvaguarda.