PALERMO – La forte riduzione degli appalti pubblici, lo stop al Piano casa all’Ars e il blocco dei fondi del Por 2007/2013 stanno appesantendo gli effetti della crisi sulle imprese di costruzione in Sicilia.
Tesi questa che porta avanti la Cna siciliana ma che condividono un po’ tutte le organizzazioni di categoria dell’Isola. Oramai non si registra nessuna voce fuori dal coro: non ci si riesce a dividere di fronte ad una condizione lampante per l’edilizia, già provata da una serie infinita di circostanze e fattori di mercato che hanno portato ad una complessiva crisi dell’indotto.
Lo specchio di questo andamento è verificabile dal numero di ore di Cassa integrazione che sono state autorizzate: nel primo trimestre di quest’anno, ultimo dato censito dalla Filca Cisl (sindacato degli edili), sono state ammesse 260 mila ore di cassa integrazione.
Alla stessa data, ma del 2008 (quando già si cominciava a parlare con una certa insistenza di crisi del settore), le ore erano ferme a 178 mila. Il che significa un aumento di oltre il 50 per cento. Ciò significa che un operaio ogni due regolarmente assunto all’interno di un’impresa siciliana nel settore delle costruzioni è stato licenziato. E questi sono numeri solo fittizi per un’economia siciliana basata molto sul sommerso. Infatti si dovrebbero proiettare questi numeri aumentandoli di un abbondante 30 per cento, stima media dei lavoratori in nero riscontrata dal Dipartimento Lavoro della Regione. “Per questo – afferma Giacomo Cuccia, segretario regionale della Cna costruzioni – promuoviamo una riunione tra tutte le organizzazioni di rappresentanza, delle imprese e dei lavoratori dell’edilizia, per definire una piattaforma di interventi urgenti da sottoporre al governo regionale”.
Secondo la Cna fra i principali problemi del settore vi sono i ritardi nei pagamenti alle imprese da parte degli enti pubblici, la difficoltà nell’erogazione del credito da parte delle banche, gli adempimenti burocratici e i costi finanziari sempre più pesanti. La Cna Costruzioni critica, inoltre, il metodo di aggiudicazione degli appalti pubblici che attraverso il sorteggio, con conseguenze sulla trasparenza e legalità delle aggiudicazioni. Bankitalia ha rivelato in un suo studio che nel primo semestre 2009 il numero di ore lavorate denunciate alle casse edili è diminuito di oltre il 15 per cento, rispetto ai primi sei mesi del 2008. Nello stesso periodo gli occupati sono diminuiti del 12,9 per cento e nei primi otto mesi dell’anno le ore di Cig sono più che raddoppiate.
Se non è crisi profonda questa, si stenta davvero a potere capire quali altri campanelli d’allarme servono alle istituzione per fare qualcosa. Ed anche in fretta.
Gli interventi richiesti dalla Cna per superare la crisi
La Cna costruzioni avanza dei precisi punti sui quali il governo regionale è stato chiamato ad intervenire: anzitutto favorendo l’accesso al credito in particolare attraverso Crias, Artigiancassa e Cofidi; l’attivazione dei Por; la semplificazione delle procedure burocratiche; l’approvazione di un Piano straordinario per la casa e l’edilizia; l’attivazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Sono queste le priorità che la Cna siciliana ha messo sul tavolo del presidente della Regione Raffaele Lombardo. “Oggi in Sicilia – si legge, fra l’altro, nel documento che è stato consegnato al Presidente Lombardo – è a rischio la coesione sociale: per superare l’attuale crisi e avviare prospettive di sviluppo sono indispensabili nuove assunzioni di responsabilità delle classi dirigenti. Per questo è necessario che il parlamento e il governo regionale diano alla Sicilia segnali di responsabilità e impegno con leggi e provvedimenti che rispondano alle richieste delle imprese e delle famiglie”. Ed emerge ancora una volta il problema dei ritardi dei pagamenti alle imprese fornitrici da parte delle pubbliche amministrazioni: “Non è possibile – denunciano i presidenti delle commissioni Lavori pubblici della Provincia, Peppe Bastante, e del Comune di Siracusa, Salvo Corbello – che gli enti pubblici non onorino con tempestività i loro impegni. Si rischia di vedere andare aziende in fallimento proprio perché non vengono pagate in tempi ragionevoli”.