Omaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’altare della Patria in occasione del 76esimo anniversario della Liberazione.
Il capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro sulla tomba del Milite ignoto e successivamente c’è stato il sorvolo delle Frecce tricolori.
Alla cerimonia hanno partecipato le più alte cariche istituzionali – tutte con la mascherina e distanziate – dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, al presidente della Camera, Roberto Fico fino al premier Mario Draghi.
Presenti anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli.
«Rinascita, unità, coesione, riconciliazione nella nuova Costituzione repubblicana – ha spiegato il Capo dello Stato nel messaggio inviato alle associazioni combattentistiche – furono i sentimenti che guidarono la ricostruzione nel dopoguerra e che ci guidano oggi verso il superamento della crisi determinata dalla pandemia che, oltre a colpirci con la perdita di tanti affetti, mette a dura prova la vita economica e sociale del Paese”.
Per il Presidente “ora più che mai è necessario rimanere uniti in uno sforzo congiunto che ci permetta di rendere sempre più forti e riaffermare i valori e gli ideali che sono alla base del nostro vivere civile, quel filo conduttore che, dal Risorgimento alla Resistenza, ha portato alla rinascita dell’Italia. Nell’onorare il ricordo di quanti sono stati protagonisti della conquista della libertà e della democrazia, rivolgo ai rappresentanti delle forze armate, delle associazioni combattentistiche, d’arma e partigiane, il saluto di tutti gli italiani, riconoscenti per l’instancabile opera volta a mantenere vivi gli ideali di abnegazione, spirito di sacrificio e democrazia simboleggiati dal tricolore. Viva la Liberazione, viva la Repubblica”.
E dopo aver presenziato alla deposizione di una corona all’altare della Patria, il presidente del Consiglio Mario Draghi, si è recato in visita al Museo storico della Liberazione (via Torquato Tasso 145). «Libertà e diritti non sono barattabili con nulla. Ma sono più fragili di quanto non si pensi» ha detto. «Il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso. Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondono la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti» ha aggiunto.
Il linguaggio d’odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti – quasi fosse un vendicatore di torti subiti – ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia». Poi Draghi ha ricordato che «Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom. Significa far morire, un’altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti». «Questa ricorrenza – ha aggiunto – non deve invecchiare, non deve subire l’usura del tempo. Nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell’occupazione nazista, saremo più consapevoli dell’importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno”.
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