Rifiuti, Alessandro Bratti: “In Sicilia c’è un intreccio tra criminalità organizzata e Pa”

PALERMO – La gestione dei rifiuti siciliani si conferma immune ai timidi tentativi di cura compiuti dalla Regione. Un anno dopo la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali ad esse correlate che aveva denunciato il pericoloso intreccio tra rifiuti e malaffare, i protagonisti di quello studio, con in prima linea il presidente Alessandro Bratti, sono tornati nell’Isola, precisamente a Siracusa, per confermare le medesime criticità evidenziate in quel documento.
Nei giorni scorsi la commissione è stata a Siracusa per approfondire il caso della discarica di Melilli che due mesi fa era stata al centro di un’operazione dei magistrati della Dda di Catania con l’arresto di Antonino e Carmelo Paratore, proprietari del sito, che sono stati accusati di traffico illeciti di rifiuti e di legami con il clan mafioso catanese dei Santapaola. Il caso è specifico, ma è anche simbolico di una situazione presente in diversi aspetti della gestione dei rifiuti.
Per Bratti si tratta di “una vicenda in cui c’è la presenza della malavita organizzata in maniera diretta, nonostante qualcuno dica che non sia presente in Sicilia”. Per l’esponente democratico ci sono “anche casi di corruzione nella pubblica amministrazione ed un fenomeno di alterazione dei codici dei rifiuti, cioè di trattamenti illeciti che si riverberano in problematiche di carattere ambientale”. E non è il solo, dal momento che nei mesi scorsi gli intrecci tra malavita, discariche e Pa sono passate sotto la lente di ingrandimento della magistratura.
“La vicenda della discarica Cisma di Melilli – ha aggiunto – denota un intreccio tra malavita organizzata e pubblica amministrazione riscontrato nella gestione di altri siti di smaltimento di rifiuti in Sicilia”.
Si tratta, infatti, di un problema da analizzare ad ampio raggio. Bratti ricorda che alla Cisma “sono state tolte, per ben due volte, le interdittive antimafia” e che, in generale, il sistema delle autorizzazioni rilasciate dai dipartimenti regionali dovrebbe essere attentamente analizzato. “Valutando la situazione di altre discariche siciliane di rifiuti solidi urbani – ha aggiunto – si è scoperto che nella stragrande maggioranza dei casi le autorizzazioni erano false”. Il caso critico è sempre quello della rotazione dei dirigenti – “Marino (l’ex assessore all’Energia, ndr) provò a spostare questo iter da un ufficio all’altro, ma fu poi lui ad andarsene”, ha ribadito Bratti – così come confermato da un dato della Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto della Regione: “la percentuale del personale sottoposto a rotazione nelle aree a rischio è stata pari solo al 13,69 per cento per i dirigenti e al 4,87% per i dipendenti del comparto”.
La pagella per la Regione non può che essere negativa, anche se l’iter per il Piano rifiuti è stato finalmente definito, la differenziata è in crescita e, più in generale, sono stati compiuti degli sforzi verso la normalità (ancora insufficienti). Nei giorni scorsi è intervenuta anche la Cisl che, tramite l’intervento del segretario regionale Mimmo Milazzo, ha puntato il dito contro la gestione Crocetta perché “nel quinquennio dell’attuale legislatura il sistema dei rifiuti in Sicilia è profondamente degenerato e l’Isola è oggi l’unica regione d’Italia senza impianti per la trasformazione degli scarti in energia”.