Prima di passare dal metodo al merito, voglio riferirvi dell’impressione nel visitare i grandi palazzi della capitale del piccolo Stato (circa 11 milioni di abitanti): quello del Parlamento, il secondo del Consiglio dell’Unione europea ed il terzo della Commissione, cioè dell’esecutivo, cioè del Governo.
Sono Palazzi immensi con spazi enormi, migliaia di studi per alloggiare gli assistenti parlamentari, i deputati, i funzionari e i dirigenti del Consiglio e della Commissione. Spese enormi per la costruzione, il mantenimento e la gestione. Tutte a carico dei contribuenti europei.
Il bilancio si basa sulle entrate che provengono dai 28 partners, le quali sono commisurate all’1% del Pil. L’Italia esborsa ogni anno all’incirca 17 miliardi, ricevendone cinque di meno. Quindi abbiamo il diritto, come tutti gli altri partners di chiedere parsimonia e oculatezza delle spese, che non corrispondono agli altissimi emolumenti che dirigenti e dipendenti europei percepiscono, sproporzionati agli emolumenti percepiti dai dirigenti e dipendenti delle Pubbliche amministrazioni degli Stati membri.
La questione dell’immigrazione, secondo il presidente dell’Europarlamento, ha una sola soluzione: la formulazione degli accordi con la Libia ed eventualmente con altri Paesi di imbarco degli immigrati. Tuttavia, l’invasione in Italia – centinaia di migliaia di persone – deve essere smaltita anche negli altri Paesi.
Proprio in questi giorni la Commissione europea ha ulteriormente minacciato l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti di quei Paesi che si rifiutano di accogliere gli immigrati. Fra essi i più restii sono: Ungheria, Cechia, Slovacchia, Romania, Bulgaria e Austria.
Tajani ha valutato positivamente l’avvento di Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese perché è un segnale contro l’ondata di protesta, detta impropriamente populismo, contro i partiti tradizionali, che hanno supportato privilegi e demagogia, anziché fare un’attività istituzionale ispirata ai valori di equità e giustizia. Si è augurato che la Germania resti su questa scia ed ora, aggiungiamo noi, anche l’Austria con le sue elezioni anticipate.