Infatti, col denaro si sostengono le famiglie degli incarcerati, si corrompono i funzionari pubblici, si impostano nuove attività.
Nel mare magnum di informazioni che hanno inondato da una settimana la commemorazione del tremendo omicidio di 25 anni fa, difficilmente si sono sentite note diverse dal solito tran tran, e poco le grandi responsabilità dei politici dell’epoca che operavano sotto traccia contro F&B.
È vero che i processi hanno individuato mandanti ed esecutori, ma non sono stati in condizione di fare luce sulle interconnessioni esistenti fra politici e criminalità organizzata, che sono rimaste nascoste.
Giovanni Falcone ebbe tante delusioni, sia dai governi dell’epoca che dai propri colleghi magistrati riuniti nel Csm: non sappiamo se per invidia o perché egli costituiva un ariete contro le connessioni tra politica e criminalità organizzata. Resta il fatto che così andò tutta la terribile vicenda.
Quando i capi mafia si accorsero che Falcone e Borsellino non potevano essere fermati, ne decisero l’eliminazione fisica.
Paolo Borsellino soleva ripetere che si considerava un cadavere vivente, perché era perfettamente a conoscenza della sentenza di morte nei suoi confronti e consapevole che essa sarebbe arrivata: era una questione di tempo.
Nonostante ciò continuò imperterrito nella sua chiara azione e fino alla fine restò coerente con il suo motto: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
È la regola che dovrebbe costituire una costante per i nostri comportamenti, non perché non possiamo o non dobbiamo avere paura, ma perché da essa dobbiamo trarre il coraggio per vincerla: una sorta di circolo virtuoso: dalla paura il coraggio e da esso si batte la prima.
La mafia ha cambiato modus operandi, approfittando della sempre maggiore debolezza del ceto politico e del ceto burocratico. Ha capito che il business della corruzione è diventato più profittevole di quello della droga, considerato che quello delle armi ormai è sparito.
Per questo motivo i cittadini devono ricominciare a fare i Cittadini, alzando la propria voce nei confronti di politici e burocrati disonesti (per fortuna sono in minoranza), additandoli al pubblico ludibrio.