L’innovazione è il carburante del progresso. Esso avanza continuamente e con la velocità di crescita incessante. Ma gran parte dei cittadini italiani non si adegua a questo ritmo, per cui essi restano molto indietro rispetto all’innovazione stessa. E, restando indietro, non sono in condizione di rispondere alle offerte di lavoro che ci sono nella misura di centinaia di migliaia, con la conseguenza che si rimane disoccupati o inoccupati, non già perché il lavoro non ci sia, quanto perché non si è in condizioni di poterlo esercitare.
L’offerta e la domanda di lavoro sono come la presa e la spina, che possono unirsi positivamente solo se compatibili. Ed è questo il grande vulnus del sistema italiano: l’incompatibilità tra domanda e offerta.
Se, anziché fare pietismo a ogni piè sospinto, le istituzioni nazionali, regionali e locali creassero un sistema di introduzione al lavoro mediante appositi meccanismi che formassero i richiedenti, la disoccupazione potrebbe calare di qualche punto.
Invece, dobbiamo accertare il fallimento dei Cpi (Centri per l’impiego) e di tutte quelle strutture nazionali e regionali utilizzate come ammortizzatori sociali per assumere personale, ma senza alcuna capacità di svolgere il compito loro affidato.
Lo scorso mese di aprile, vi sono stati tre ponti che hanno sconquassatto la pubblica amministrazione e l’economia, con dipendenti e dirigenti attenti a collegare un ponte con l’altro, in modo da ridurre i giorni di lavoro.
Una persona di buon senso mi diceva: “Continuiamo a fare i ponti (per non lavorare), anziché riparare i ponti”. Si riferiva a tutti quelli che sono crollati in questi ultimi mesi, con ciò puntando il dito contro chi ha avuto responsabilità nel realizzare quelle opere pubbliche, senza controllare la rispondenza ai progetti. Anche coloro che avrebbero dovuto fare la manutenzione ordinaria e straordinaria non vi hanno provveduto.
Quanto scriviamo arriva a un punto nodale del lavoro. Esso deve concidere con il nostro hobby, cioè dobbiamo amarlo, anche quando non ci piace, in attesa di trovarne uno che ci piacerà.
Dobbiamo essere consapevoli che il lavoro per il lavoro non serve a niente. Esso deve produrre risultati e cioè ricchezza, imposte e nuovo lavoro. Senza risultati, tutto è routine: inutile e perniciosa.